L’arresto scattò il 27 giugno dello scorso anno: tre carabinieri furono accusati di aver montato un inesistente caso di terrorismo, di aver fabbricato prove false per avvalorare la loro tesi, e di aver, infine, arrestato ingiustamente un extracomunitario come capro espiatorio della loro finta indagine. Tutto questo alla scopo di costruirsi il terreno per un encomio.
A distanza di quasi sette mesi da quell’arresto, la procura della Repubblica di Napoli Nord ha presentato il conto ai tre militari dell’Arma. Ed è un conto salatissimo. Il pubblico ministero Stefano Faiella ha chiesto al giudice per le indagini preliminari Santoro del Tribunale di Napoli Nord di condannare ciascun carabiniere alla pena di 11 anni e 8 mesi di reclusione a testa per i reati di falso ideologico, calunnia, detenzione e porto illegale di armi clandestine. I carabinieri, in particolare, sono accusati di aver accusato un extracomunitario di custodire armi clandestine ventilando l’ipotesi di un suo coinvolgimento in attività terroristiche. I tre militari, tutti residente ad Acerra, sono attualmente in carcere e sospesi dal servizio; all’epoca dei fatti contestati lavoravano presso la compagnia dei carabinieri di Giugliano.
Il processo si sta svolgendo con la modalità del rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena. Agli atti ci sono anche le dichiarazioni rese poco dopo l’arresto dai carabinieri, che hanno ammesso le loro responsabilità. Nella prossima udienza prenderanno la parola gli avvocati degli imputati.
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martedì, 8 Gennaio 2019 - 09:22
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