Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha spazzato via ogni presunta ombra, e gli avvocati di Napoli sono adesso al giro di boa: le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine sono dietro l’angolo e per i candidati di fatto ineleggibili è l’ora di tirare le somme. Salutare e andarsene, oppure negare agli iscritti la possibilità di scegliere il nuovo direttivo del Coa tra i candidati che hanno le carte in regola. Quelli di Torre Annunziata, Benevento, Lecce, Vibo Valentia (per citarne qualcuno) hanno preferito la strada del congelamento del voto, come è accaduto pochi giorni fa a Catania, dove si è rasentata la follia. In ogni caso la fanno da padrone le polemiche. Che si snodano tra i corridoi dei Tribunali e rimbalzano in maniera prepotente sui social network.
La sentenza della Cassazione di dicembre
e il rifiuto di molti avvocati a rispettarla
Il mondo dell’avvocatura è sottosopra da quasi un mese. Pochi giorni prima di Natale, infatti, la Corte di Cassazione a sezione unite ha dichiarato ineleggibili nei Consigli degli ordini forensi gli avvocati in carica per due mandati consecutivi. Una decisione che ha mandato in subbuglio tutti i Fori chiamati a rinnovarsi, ché di uscenti plurimandatari pronti a rimettersi in gioco ce ne sono ovunque. Contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettati da un avvocato che esercita in nome della Legge, molti legali – tra quelli interessati dalla sentenza – non l’hanno presa bene e hanno iniziato a cercare il modo di aggirare il verdetto. In tanti hanno sostenuto che la sentenza della Cassazione a sezione unite non fosse chiara. O meglio, hanno sostenuto che quella sentenza non precludeva la possibilità di candidarsi a quegli avvocati che erano sì stati eletti due volte di seguito ma che non avevano completato per intero i mandati. C’è chi, invece, ha fatto spallucce dinanzi alla sentenza, proseguendo lo stesso il suo percorso, confidando nel silenzio della platea di riferimento.
Napoli, la protesta dei candidati in regola:
via dalle liste dove ci sono gli ineleggibili
Atteggiamenti che hanno messo gli avvocati gli uni contri gli altri, partorendo episodi clamorosi. A Napoli, ad esempio, l’avvocato Barbara Berardi candidata nella lista “Evoluzione forense” guidata da Armando Rossi (già presidente e poi consigliere) s’è sfilata dalla lista, non condividendo – come lei stessa ha spiegato – la decisione del ‘suo’ presidente di non fare un passo indietro davanti al diktat della Corte di Cassazione a sezioni unite. Fuori dalla lista ma non dai giochi: l’avvocato Berardi, che ha tutte le carte in regola per presentarsi alle urne, ha deciso che si presenterà come indipendente.
Il dicktat di Bonafede e l’exit stragegy di qualche Consiglio forense:
elezioni rinviate in molti Coa,
ci cono anche Torre Annunziata, Lecce e Vibo Valentia
Ma qualcosa adesso dovrà pur succedere: la questione è arrivata pure sul tavolo del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dopo che alcuni senatori di Forza Italia si sono scomodati a sposare la causa di qualche avvocato che sarebbe stato fatto fuori dalla sentenza e ad interessare il Guardasigilli. Bonafede non ha perso tempo ed ha chiarito che sono fuori dalle elezioni tutti quelli rimasti in carica per due mandati consecutivi, anche se i mandati non sono stati ‘pieni’ (decisione dell’11 gennaio). Così addio furberie. E, allora, qualche Consiglio dell’Ordine ha adottato una exit strategy che sta provocando più polemiche delle candidature rimaste sulla carta nonostante la sentenza della Corte di Cassazione. A Torre Annunziata il Consiglio dell’Ordine uscente, guidato dal plurimandatario Gennaro Torrese (ricandidato), ha deciso di rimandare il voto: 14 candidati sono ineleggibili (da notare che nessuno di loro si è ritirato a fronte della sentenza della Cassazione). Lo stesso ha fatto il Consiglio dell’Ordine di Lecce, guidato dal presidente Roberta Altavilla, ma con una motivazione diversa. «In un clima di incertezza normativa e accogliendo la richiesta di numerosi colleghi, abbiamo ritenuto di differire a data da destinarsi le elezioni in attesa che il decreto sciolga ogni dubbio. Non si può infatti votare con il timore di ricorsi elettorali che turberebbero la serenità del Foro, divenendo così ostacolo per il regolare svolgimento delle attività del Consiglio. Anche altri consigli hanno rinviato le elezioni per le medesime ragioni», ha spiegato Altavilla. Per «motivi di opportunità» è stato rinviato anche l’appuntamento elettorale a Vibo Valentia: il Consiglio dell’Ordine, guidato da Giuseppe Altieri, ha deciso a maggioranza di sospendere le operazioni, convocando per il prossimo mese di febbraio una nuova riunione per successive determinazioni.
Lo scandalo di Catania
Tant’è: il rinnovo dei consigli scaduti va effettuato entro il 31 luglio del 2019, e sino ad allora qualcuno potrebbe sperare in un nuovo colpo di scena. Meglio prendere tempo, avrà pensato qualcuno, che finire come a Catania, dove è realmente successo di tutto. Prima che il ministero della Giustizia chiarisse i presunti ‘nodi’ interpretativi della sentenza della Corte Costituzionale chiudendo porte e finestre ai ‘soliti noti’ degli Ordini forensi, la Commissione elettorale del Consiglio dell’Ordine aveva deciso di dare il via libera alle candidature a rischio affidandosi ad un parere reso dal professor Agatino Cariola, ordinario di diritto costituzionale presso l’università di Catania, secondo il quale le candidature erano ammissibili. Così l’11 gennaio scorso le urne sono state aperte, e le operazioni sarebbero dovute andare avanti anche il giorno seguente. Solo che nel frattempo è arrivato l’altolà di Bonafede e a Catania, in maniera sorprendente, si è deciso di fermare tutto. Niente più votazioni, annullate le elezioni. Roba mai vista prima.
Napoli, ci sono gli ineleggibili in lista ma nessuno si è (ancora) ritirato
A Napoli per ora sembra che le votazioni si terranno, ma tutto può succedere. Qui c’è una lista con molti ineleggibili. E per ora nessuno ha fatto ufficialmente un passo indietro. Qualche passo indietro è stato, invece, fatto a Nola e ancora prima dell’intervento di Alfonso Bonafede: con grande di senso di responsabilità e di rispetto verso la sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite, l’avvocato Mario Papa (già presidente nazionale Aiga) ha ritirato la sua candidatura.
Roma, scoppia il caso Pietro Di Tosto. Il Cnf prova a salvarlo
ma fa una figuraccia grazie al diktat di Bonafede
In questo scenario di totale caos un capitolo a parte lo merita la città di Roma: la Commissione elettorale ha esercitato appieno le sue funzioni ed ha escluso la candidatura di Pietro Di Tosto, consigliere plurimandatario che aveva ripresentato la candidatura. Per tutta risposta Di Tosto s’è rivolto al Tar del Lazio per essere riammesso nella corsa. Peccato, come precisato dallo stesso Tar, che il giudice amministrativo non ha la giurisdizione a decidere su questi temi. Quindi il reclamo al Consiglio nazionale forense che l’11 gennaio ha riammesso la candidatura dell’escluso, esponendosi così ad una figuraccia nazionale dato che poche ore dopo il ministro Bonafede ha di fatto bocciato, col suo decreto, sia la candidatura di Pietro Di Tosto che il salvataggio operato dal Cnf.
Roma, gli avvocati che in rispetto della sentenza della Corte di Cassazione
hanno fatto un passo indietro
Se Pietro Di Tosto ha cercato di restare in corsa, tre avvocati candidati al Coa di Roma hanno invece fatto dietrofront con grande eleganza e rispetto verso la sentenza della Corte di Cassazione. Il decano Alessandro Cassiani è stato il primo a ritirarsi: «In aderenza al principio enunciato dalle sezioni unite della cassazione in tema di inelegibilità, ho sentito il dovere morale ed istituzionale di ritirare la mia candidatura alle elezioni per il rinnovo del consiglio dell’ordine». Stessa decisione è stata presa dagli avvocati romani Antonio Conte e Livia Rossi.
Torino, Alessandria e Oristano: anche qui avvocati rispettosi della Legge
hanno ritirato la candidatura
Anche Giampaolo Mussano, a Torino, è fuori dalla corsa: consigliere uscente del Coa e componente dell’Organismo Congressuale forense, Mussano ha comunicato la decisione di non candidarsi. Scrisse il 23 dicembre: «Per evitare questioni e problemi… volevo dire a tutti i miei amici che sono ineleggibile e non presenterò nessuna mia candidatura». Stesso scenario ad Alessandria dove i consiglieri uscenti che «hanno già fatto due (gravosi) mandati» hanno ritenuto «di non presentare più la propria candidatura», «ciò al fine di dimostrare di non volere assolutamente cristallizzare posizioni di potere o ‘tendenze all’autoconservazione’ (come paventato dalla Corte) ma solo per ribadire lo spirito di servizio che sempre li ha guidati nel loro operare». A Napoli, invece, gli ineleggibili pure candidati sono ancora lì. Nonostante la sentenza della Cassazione, nonostante il diktat di Bonafede.
A Oristano hanno ritirato la loro candidatura all’indomani della sentenza della Cassazione il presidente uscente Donatella Pau e il consigliere Luigi Meloni: nella lettera con la quale comunicavano la propria decisione si erano riservati di ricandidarsi qualora «dovesse intervenire una norma di legge chiarificatrice che rendesse possibile la rielezione»; la ‘norma’ non è arrivata, è arrivato invece il ‘game over’ deciso da Bonafede e dunque Pau e Meloni sono fuori.
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domenica, 13 Gennaio 2019 - 22:39
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