Afragola, smantellata l’insegna di Ottimax Le accuse dei lavoratori all’azienda: c’è chi scrive a Di Maio, la Regione si mobilita

Ottimax Afragola
Operai a lavoro per smontare l'insegna
di Mauro Della Corte

L’insegna è stata già smontata. L’Ottimax di Afragola è una realtà commerciale che già non esiste più. La chiusura effettiva è per il 28 febbraio, ma nella struttura che appena tre anni fa aprì nel polo commerciale ‘Le Porte di Napoli’ si respira già aria di smantellamento. La foto simbolo della chiusura amara, amara perché porterà con sé numerosi licenziamenti, gira sui social. L’ha pubblicata una dipendente, che con quell’insegna ha visto andare via anche la sua serenità economica, la possibilità di poter pagare le bollette e l’affitto. Ha visto andare via un pezzo di vita, tre anni di sacrifici, di turni di lavoro che iniziavano alle sette del mattino e terminavano alle 20. «In quell’insegna c’è il nostro sudore, il nostro sorriso, le nostre lacrime. In quell’insegna c’è il nostro orgoglio, la nostra determinazione, il nostro ‘indeterminato’… che sta andando a farsi benedire come quella scritta OX», scrive Morena.

E’ la storia di una vita spezzata. E’ la storia dei quasi cento lavoratori di Ottimax di Afragola che, salvo novità, hanno davanti due sole strade: accettare il trasferimento offerto dall’azienda a Catania (dove a giugno aprire un nuovo punto) oppure perdere il lavoro. «E’ uno squallido modo di comportarsi», taglia corto Luciana riferendosi all’offerta dell’azienda. Sua figlia è una delle dipendenti costrette a decidere se perde il lavoro o fare le valigie e trasferirsi a circa 500 chilometri da casa. Una condizione che sta recando sofferenza. Al punto tale che alcuni dipendenti hanno deciso di scrivere al vicepremier Luigi Di Maio. Qualcuno ha postato su una delle pagine del vicepremier la storia di Ottimax, il calvario dopo la decisione dell’azienda. «Caro Luigi non so se leggerai questo messaggio sono una mamma di una lavoratrice della Ottimax di Afragola – è l’incipit del post di Luciana – Dopo 3 anni di lavoro iniziando ad allestire il capannone nell’agosto 2015 con turni dalle 6 del mattino alle 24 con apertura ad ottobre. Dopo 3 anni a dicembre 2018 hanno iniziato una svendita dei prodotti al 70% cosa insolita svuotando i reparti e bloccando la merce in arrivo, chieste spiegazioni al direttore non hanno avuto risposte».

La donna racconta al Ministro le sue ansie, le perplessità di una madre che vede il sogno della figlia svanire e lancia dure accuse all’azienda: «Il 10 gennaio 2019 arriva un direttore da Roma che dichiara che il negozio chiude e possono andare a Catania perché a giugno apriranno un punto vendita oppure si dimettano. Questo è uno squallido modo di comportarsi». Poi la richiesta di aiuto: «Informati di quello che sta succedendo li perché tu hai molto a cuore i giovani e il lavoro». Come Luciana hanno fatto altri. Qualcuno ha mosso dure critiche all’azienda, spiegando che – a suo parare – non si è stato in grado di gestire il punto vendita. Qualche altro ha raccontato di situazioni lavorative estreme: «Ci hanno assunto inizialmente in una coop, per tutto il periodo di allestimento, circa 4 mesi, abbiamo lavorato 7 giorni su 7 e negli ultimi giorni anche 14 ore al giorno, costantemente minacciati e molestati dagli allestitori che all’epoca avevano anche funzione di gestione del negozio». In condizioni precarie e in «tutto questo tempo non abbiamo ricevuto straordinari, ferie, tfr, premi apertura, per lavorare siamo stati a queste condizioni». Una situazione che rende più amara la decisione dell’azienda di chiudere i battenti. Sullo sfondo anche l’accusa di qualche dipendente di una speculazione da parte di Ottimax sui contributi del jobs-act: «Facevamo parte di una coop senza nessun diritto, poi hanno assunto un centinaio di persone a tempo indeterminato per prendere i contributi del jobs-act, ci hanno messo in solidarietà continuando a prendere sostegni dallo Stato e quando non c’era più niente da prendere hanno chiuso il negozio e tutti trasferiti a Catania, un vero e proprio licenziamento in bianco».

La riunione in Regione Campania
La Regione sta provando a cercare una soluzione. Questa mattina, in Regione Campania, si è svolto un tavolo con i rappresentanti di azienda, sindacati e lavoratori convocato dal presidente della commissione Lavoro e Attività Produttive Nicola Marrazzo. La Regione ha espresso la sua disponibilità a trovare una soluzione che soddisfi le esigenze di tutti. «Nell’incontro di oggi la Regione – si legge in una nota diramata da Nicola Marrazzo – ha offerto la sua piena disponibilità a trovare una soluzione che sostenga l’occupazione del punto vendita Ottimax di Afragola mediando tra le due posizioni presenti al tavolo, quella dei rappresentati sindacali dei lavoratori e quella dei vertici dell’azienda». «La nostra priorità, come Regione Campania, – continua – è impedire i licenziamenti e i trasferimenti a Catania. Per questo, assieme all’assessore al Lavoro Sonia Palmeri abbiamo chiesto ad azienda e sindacati di trovare, nel più rapido tempo possibile, una soluzione che salvaguardi l’occupazione, anche ricorrendo alle politiche attive del lavoro per scongiurare che 67 persone si ritrovino senza occupazione, o che venga loro offerta, come unica possibilità, quella di un trasferimento lontano da casa».
Secondo l’esponente della Regione risulta incredibile il repentino cambio d’idea della direzione sul centro di Afragola, aperto appena 3 anni fa con contratti ai dipendenti stipulati da pochi mesi. «La cosa sorprendente – afferma Marrazzo – di questa vicenda è che l’azienda ha aperto solo tre anni fa e oggi ha deciso di chiudere i battenti. Ci sarà stato un errore di valutazione da parte dell’azienda, ma il nostro compito, adesso, è quello di chiarire la situazione e lavorare affinché il punto vendita resti aperto, garantendo un futuro più sereno ai lavoratori. Mi auguro che arrivino segnali positivi, come le assunzioni fatte due mesi fa. Ogni posto perso in regione Campania è una tragedia. Per questo abbiamo chiesto ai vertici aziendali di mettere in campo tutte le soluzioni possibili previste dal contratto collettivo nazionale prima di procedere con i licenziamenti. In questo modo – ha ribadito il presidente – si renderà meno dolorosa la situazione per 70 dipendenti.

 

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venerdì, 18 Gennaio 2019 - 17:35
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