Sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, nonché collocamento fuori ruolo dall’organico della magistratura. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede esercita il suo potere di chiedere al Consiglio superiore della magistratura e firma la richiesta di azione disciplinare, indirizzata al Consiglio superiore della magistratura, nei confronti di Antonio Savasta e Michele Nardi, i due magistrati finiti in carcere con le pesanti accuse di aver condizionato il corso di diversi procedimenti – quando erano in servizio a Trani – in cambio di regali e soldi. Il Guardasigilli ha sollecitato una sanzione severa nell’attesa che l’inchiesta compia il suo corso. Anche il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, titolare, assieme al ministro, dell’azione disciplinare, aveva inoltrato ieri la medesima istanza di misura cautelare disciplinare a Palazzo dei Marescialli. Il ‘tribunale delle toghe’ si pronuncerà nel corso di una delle camere di consiglio nei prossimi giorni.
Ieri, intanto, si sono tenuti gli interrogatori di garanzia di Savasta e Nardi, entrambi in servizio a Roma al momento dell’arresto. Nardi, che all’epoca dei fatti contestati era in servizio come gip a Trani (poi trasferito a Roma come pm), ha risposto per circa tre ore alle domande del gip Giovanni Gallo del Tribunale di Lecce che ne ha disposto il carcere. Il pm ha negato le accuse. Antonio Savasta, che fu pm a Trani e poi è passato a Roma come giudice, ha invece preferito non rispondere alle domande. Interrogatorio di garanzia anche per l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro che come Nardi ha risposto alle domande del gip respingendo tutte le accuse.
Secondo gli inquirenti di lecce, gli ex magistrati tranesi arrestati promettevano e garantivano esiti processuali positivi in diverse vicende giudiziarie e tributarie in favore di alcuni imprenditori coinvolti in cambio di gioielli e diamanti, ingenti somme di denaro, e altri favori. L’importo delle tangenti era rilevante, visto che i magistrati salentini hanno sequestrato complessivamente agli indagati beni per due milioni di euro. Ma in cambio della promessa di insabbiare indagini o pilotare sentenze, secondo l’accusa, i magistrati ottenevano anche altro genere di favori. Ad esempio, Nardi avrebbe ottenuto dall’imprenditore coratino Flavio D’Introno, (che è indagato) e che oggi è il suo principale accusatore, lavori di ristrutturazione di una casa romana (per 130mila euro), di una villa (per 600mila euro), altre ad un Rolex d’oro, diamanti e un viaggio a Dubai.
L’altro imprenditore indagato, Luigi Dagostino, toscano, avrebbe invece messo in campo anche le sue conoscenze per organizzare cene e altre occasioni di incontro con politici o persone influenti che i magistrati tranesi erano interessati ad avvicinare con l’obiettivo di ottenere vantaggi professionali. Con Dagostino entrano nell’inchiesta anche gli avvocati Simona Cuomo, del Foro di Bari, e Ruggiero Sfrecola, del Foro di Trani (che avrebbero fatto da intermediari) e che sono stati interdetti. Dopo gli interrogatori, il gip di Lecce si e’ riservato di decidere sulla conferma degli arresti.
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venerdì, 18 Gennaio 2019 - 07:30
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