Due sbarchi di migranti in 24 ore a Lampedusa e un gommone carico di profughi che non è riuscito a raggiungere un approdo sicuro. E’ ancora una giornata difficile da raccontare quella cominciata nel cuore della notte. Una giornata che ha inizio col racconto, tra le lacrime, di tre subsahariani che sono stati strappati alla morte dai soccorsi. Strappati al mare, alle acque gelide a 50 chilometri dalle coste di Tripoli (in Libia).
Erano su un gommone, erano partiti 11 ore prima, quando il gommone ha iniziato a imbarcare acqua. E in pochi minuti si è consumata la tragedia. I profughi sono finiti in mare, inghiotti dalle acque. Inghiottiti subito quelli che non sapevano nuotare. Morti congelati gli altri. Solo in tre ce l’hanno fatta. Hanno resistito per tre ore in mare, prima che la Marina militare italiana li salvasse e li portasse a Lampedusa dove hanno ricevuto tutte le cure. Sui numeri dei dispersi c’è ancora tanta confusione. C’è chi parla di 117 morti, chi di 20. Qualcuno di 50. Numeri incerti. Ciò che però si sa è che su quel gommone c’erano anche donne e bambini. Qualcuna delle donne era incinta. Ciò che si sa è che i migranti a bordo del gommone maledetto provenivano da Nigeria, Camerun, Gambia, Costa d’Avorio e Sudan.
A Lampedusa, intanto, proseguono gli sbarchi. All’alba in 13 sono approdati al molo Favarolo e sono stati subito trasportati al centro hotspot dell’isola dove erano stati appena trasferiti i tre subsahariani venticinquenni soccorsi in stato di ipotermia dopo il naufragio fra Italia e Libia. All’alba di ieri erano arrivati in 68 di nazionalità pachistana ed egiziana. Tutti erano stati soccorsi dalla Capitaneria di porto.
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sabato, 19 Gennaio 2019 - 14:23
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