E’ cominciata la fase finale del recupero di Julen, il bimbo di due anni caduto in un pozzo nelle campagne andaluse, in Spagna. Si spera ancora, ma nessuno si illude: da quando, il 13 gennaio, è caduto in un pozzo abbandonato, largo 25 centimetri e profondo più di 100 metri, nelle campagne di Totalan, alle porte di Malaga, il bimbo non ha dato segni di vita.
Terminato il lavoro di rafforzamento del tunnel parallelo scavato a fianco del pozzo, a breve sarà il turno dei minatori, la squadra speciale di salvataggio minerario, da giorni nella zona: dovranno calarsi nel pozzo stretto e profondo dove il bimbo è caduto.
Il processo di intubamento del tunnel, che corre verticalmente al pozzo, ha subito una serie di rallentamenti per problemi tecnici, ma adesso, una volta ultimata una piattaforma di sicurezza posta all’imboccatura, i minatori si caleranno nelle viscere delle terra. Da lì dovranno scavare manualmente una galleria orizzontale di 4 metri per arrivare alla zona dove si crede che si trovi il bimbo.
I minatori scenderanno nel tunnel all’interno di una gabbia creata appositamente e lavoreranno nella galleria in condizioni di estrema difficoltà per la mancanza di spazio, di luce e ossigeno, con la possibilità di fare microsabbiature per erodere il terreno. E la prossima potrebbe essere finalmente l’ultima notte che Julen trascorre nel buio.
Gli otto componenti della squadra, un team specializzato in salvataggi complicati e in condizioni di scarsa visibilità, con oltre cento anni di esperienza, sono arrivati a Malaga il 15 gennaio a bordo di un aereo militare messo a disposizione dal Ministero della Difesa e da allora attendono di entrare in campo. Adesso è arrivato il momento e si prevede che nelle prossime ore saranno in grado di operare.
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giovedì, 24 Gennaio 2019 - 19:16
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