Diciotto misure cautelari, di cui 15 in carcere e tre ai domiciliari, per esponenti di vertice e affiliati al clan Ligato di Pignataro Maggiore, nel Casertano. Il gip del tribunale di Napoli ha firmato i provvedimenti restrittivi dopo una indagine dei carabinieri e della squadra mobile di Caserta che contesta agli indagati i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, danneggiamento seguito da incendio, lesioni personali aggravate, detenzione di armi e materie esplodenti, porto abusivo d’arma, violenza privata e minacce aggravate nonché detenzione illegale di una bomba a mano, tutti aggravati dalla aver agevolato la cosca.
Un’inchiesta nata nel 2017 dove sono poi confluiti i risultati dell’indagine della squadra mobile relativa all’esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco nella saracinesca in un’agenzia di pompe funebri a Sparanise il 28 febbraio dell’anno scorso. L’inchiesta, dunque, abbraccia una serie di gravi episodi di violenza e intimidazione avvenuti tra il 2016 e 2018 nei comuni di Sparanise, Capua, Pignataro Maggiore e Vitulazio.
Già lo scorso maggio erano state arrestate 6 persone del clan tutt’ora detenute. La cosca, per gli investigatori, è erede del vecchio cartello Lubrano-Ligato, un gruppo che ha ripreso vigore perché era necessario far fronte all’assistenza economica di molti affiliati detenuti. Da qui il traffico di droga e l’uso della violenza per affermare la propria egemonia sul territorio. Il gruppo è guidato da Raffaele Ligato e dai suoi figli che hanno riorganizzato una struttura camorristica nell’area calena, monopolizzando il mercato di droga tra Pignataro Maggiore, Calvi Risorta, Sparanise e Vitulazio, organizzando piazze di spaccio gestite anche da persone finora mai finite nel mirino degli inquirenti.
Dopo la sua scarcerazione, avvenuta il 2 dicembre 2015, Raffaele Ligato, che è tra i destinatari del provvedimento ed è figlio di Antonio Ligato detenuto al 41 bis e all’ergastolo, ha ricreato l’egemonia della sua famiglia e insieme alla sorella Felicia gestisce la cosca dando vita a una serie di roghi di auto, aggressioni a persone, intimidazioni con l’esplosione di colpi di armi da fuoco contro attività commerciali. In particolare, l’11 dicembre 2016 a Capua insieme a Davide Iannuario, altro destinatario di provvedimento restrittivo, ha fatto esplodere una bomba e ha esploso colpi di fucile contro l’abitazione di un suo presunto concorrente nell’attività di spaccio.
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martedì, 5 Marzo 2019 - 08:52
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