Con 373 voti favorevoli, la riforma della legittima difesa passa anche alla Camera. E dunque adesso tornerà al Senato per la terza lettura. I voti contrari sono stati 104, gli astenuti sono stati due (l’ex 5S Dall’Osso ha abbandonato l’Aula al momento del voto). All’approvazione a larghissima maggioranza hanno contribuito i voti di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. Resta la nota dell’assenza di alcuni deputati del Movimento Cinque Stelle che hanno deciso di non partecipare al voto perché critici rispetto alla riforma: dai tabulati della votazione 29 grillini risultavano assenti perché in missione, 165 hanno votato a favore del provvedimento, mentre 25 non hanno partecipato al voto. Tra gli assenti ‘ingiustificati’ c’erano Giuseppe Brescia e Luigi Gallo (dell’ala ortodossa vicina a Fico), Doriana Sarli e Sara Cunial.
Non è un mistero che la legge non sia nelle corde del Movimento Cinque Stelle e lo ha sottolineato anche Luigi Di Maio, leader dei grillini, che ha tuttavia sottolineato come l’appoggio sia arrivato dal momento che la riforma era inserita nel contratto di governo che i penta stellati intendono onorare. «E’ nel contratto di governo – ha detto Di Maio a Rtl – Io sono leale al contratto e si porta avanti e si vota. Non è che ci sia tutto questo entusiasmo nel Movimento. Così come non c’era tutto questo entusiasmo della Lega quando abbiamo votato la legge anticorruzione». Di Maio in particolare ha chiarito cosa non gli piace di questa legge. «Il messaggio che ha arriva», ha detto. E poi ha spiegato: «Approvando questa legge si comincia a dire che si possono utilizzare di più le armi e questo non è il mio modello di Paese. Il mio obiettivo è comunque spiegare ai cittadini che la difesa personale va bene ma i cittadini devono essere difesi prima di tutto dallo Stato e dalle forze dell’ordine». La riforma consta di nove articoli. I punti centrali prevedono l’esclusione del risarcimento danni da parte di chi si difende in favore dell’aggressore; la difesa è sempre legittima; la sospensione condizionale della pena è possibile solo se l’aggressore risarcisce per intero il danno economico stabilito in favore di chi si è difeso.
Il terzo passaggio al Senato si è reso obbligatorio per via del ritocco di coperture rispetto al testo iniziale approvato in commissione Giustizia. Sullo sfondo resta la polemica tra il Governo e il Pd. Nella dichiarazione di voto finale, il deputato Alfredo Bazoli ha spiegato: «Si è continuato ad accostare il tema della riforma della legittima difesa al tema della sicurezza dei cittadini. La sicurezza è una cosa seria. Noi facciamo nostre le parole del capo della Polizia che ha detto: ‘Trattare la sicurezza come qualcosa che può essere oggetto di campagna elettorale è uno dei deficit di questo Paese. Il sistema della sicurezza deve essere al riparo da dispute elettorali e politiche e va affrontato con calma, ponderazione e condivisione’. La maggioranza sta facendo l’esatto opposto: state usando la sicurezza come un gigantesco tema di propaganda politica. Questo per gettare un po’ di fumo negli occhi degli italiani e nascondere il fallimento sul piano economico». Per Bazoli questa riforma «non riguarda la sicurezza ma la vostra idea di giustizia. Vi hanno detto, giudici, avvocati e accademici, numeri alla mano, che le norme sulla legittima difesa oggi funzionano, consentono di tutelare adeguatamente chi reagisce ad una aggressione ingiusta».(Approfondimenti sulla riforma saranno disponibili nell’edizione di domani, giovedì 7 marzo, del quotidiano digital, accessibile su abbonamento e consultabile da tablet, pc e cellulare)
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mercoledì, 6 Marzo 2019 - 17:57
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