Arresti domiciliari per l’ormai ex magistrato Antonio Savasta, finito in carcere lo scorso 14 gennaio insieme al collega Michele Nardi perché accusati di avere preteso e incassato soldi in cambio di favori giudiziari quando entrambi erano in servizio a Trani.
Il giudice per le indagini preliminari Giovanni Gallo del Tribunale di Lecce ha disposto l’attenuazione della misura cautelare in carcere all quale Savasta era sottoposto dal 14 gennaio (all’atto dell’arresto era giudice civile a Roma), accogliendo la richiesta avanzata dagli avvocati Massimo Manfreda e Guido Calvi. Anche il pm Roberta Licci e il procuratore Leonardo Leone de Castris, titolari dell’indagine, avevano dato parere favorevole alla scarcerazione. Tra le motivazioni di attenuazione della misura cautelare chiesta dalla difesa, il comportamento collaborativo con i pubblici ministeri avuto da Savasta e le sue dimissioni dalla magistratura. Nel corso di tre interrogatori Savasta, 53 anni di Barletta, ha parzialmente ammesso gli addebiti.
Savasta trascorrerà i domiciliari nelle sua a casa a Barletta. Con i due magistrati, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e falso, venne arrestato l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro. I fatti contestati fanno riferimento al periodo tra il 2014 e il 2018. L’inchiesta si è arricchita anche delle dichiarazioni dell’imprenditore pugliese Francesco Casillo, imprenditore del grano, che ha riferito ai pm di Lecce di avere pagato i due magistrati per la scarcerazione dei suoi tre fratelli, arrestati nell’ambito di alcune sulla loro attività imprenditoriale.
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venerdì, 29 Marzo 2019 - 15:20
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