Diciassette condanne per 194 anni di carcere complessivi. Si è concluso così, nella giornata di ieri (martedì 16 aprile), il processo con rito abbreviato che vedeva imputati capi e gregari del clan Mazzarella per le accuse, contestate a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, estorsioni, tentato omicidio, minacce e violenza privata (reati aggravati dalla matrice camorristica). Il verdetto è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari Maria Laura Ciollaro del Tribunale di Napoli che ha recepito l’impostazione accusatoria, anche se le pene disposte, rispetto a qualche posizione, sono state più basse di quelle invocate dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia che ha sostenuto l’accusa in giudizio. I fatti al centro del processo giunto ieri a conclusione erano cristallizzati nell’inchiesta che nel febbraio del 2018 sfociò in nove arresti.
Il pugno duro è stato usato nei confronti del ras Salvatore Donadeo, al quale è stata comminata il massimo della pena rispetto ai fatti contestati e al tipo di giudizio scelto: Donadeo è stato condannato a 20 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso, per estorsione e per un’intimidazione ai danni di alcuni rapinatori che non avevano versato la ‘quota’ al clan Mazzarella su un colpo messo a segno ai danni di una filiale ‘Unicredit’. Sedici anni di reclusione sono stati sentenziati per Marco Esposito Montefusco e per Gianluca Fummo; 14 anni sono stati inflitti a Vincenzo Cozzolino; 12 anni a Giuseppe Cozzolino, Pasquale Troise e Rosario Guadagnuolo; 10 anni e otto mesi a Mariano Bonavolta; 10 anni per Antonio Scognamiglio, Luigi Gitano, Salvatore Novellino, Vincenzo Santaniello, Luigi Bonavolta e Francesco Mazzarella detto ‘o parente; 8 anni per Gennaro Limatola e Francesco Barattolo; 5 anni e 4 mesi per Arcangelo Cimminiello. Tra gli imputati, oltre a Donadeo, spicca il nome di Rosario Guadagnuolo, già condannato per l’omicidio del 41enne Vincenzo Di Pede ammazzato il 25 agosto del 2021 in corso Nicolangelo Protopisani a San Giovanni a Teduccio: la vittima viaggiava in sella ad uno scooter assieme alla fidanzata quando venne affiancato da Russo e Guadagnuolo. L’azione fu fulminea: Guadagnuolo premette il grilletto e colpì Di Pede alla testa.
Marco Esposito Montefusco e Gianluca Fummo, invece, sono stati già condannati per l’estorsione imposta all’imprenditore coraggio Filippo Nocerino, costruttore di Ercolano, che finì nella morsa dei Mazzarella perché stava eseguendo i lavori di ristrutturazione di alcuni stabili nella zona di San Giovanni a Teduccio.
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mercoledì, 17 Aprile 2019 - 12:37
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