E’ accusata di avere ucciso dieci pazienti ricoverata all’ospedale di Piombino tra il settembre 2014 e il settembre 2015. E’ accusata di averli uccisi mediante l’iniezione di dosi letali di eparina, un potente anticoagulante di facile reperimento nelle strutture sanitarie. Per Fausta Bonino, infermiera dell’ospedale Villamarina di Piombino, oggi è il giorno della verità. E’ il giorno della sentenza che chiuderà il processo con rito abbreviato che la vede imputata per le accuse di omicidio plurimo aggravato e continuato. In sede di requisitoria, che si è tenuta lo scorso 2 marzo, il pubblico ministero Massimo Mannucci ha chiesto la condanna all’ergastolo. Il processo si sta svolgendo dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Livorno.
I casi presi in esame dalla Procura della Repubblica di Livorno sono dieci e risalgono tutti al periodo che va dal settembre del 2014 allo stesso mese del 2015. Per l’accusa quelle morti furono causate dall’uso «deliberato e fuori dalle terapie prescritte» di eparina in dosi tali da «determinare il decesso» provocato da improvvise emorragie. La svolta nelle indagini risale al 30 marzo 2016, quando di fronte ad una lunga serie di morti poco chiare nell’ospedale di Piombino l’infermiera viene arrestata dai carabinieri dei Nas perché inizialmente accusata di aver causato la morte di tredici persone (successivamente scese a dieci).
Un mese dopo, il 20 aprile 2016, il Tribunale del Riesame di Firenze annulla l’ordinanza di custodia in carcere e Fausta Bonino viene scarcerata. Le indagini vanno avanti e nel dicembre del 2017 viene depositata la relazione degli esperti che certifica come dieci delle morti sospette verificatesi nell’ospedale di Piombino nel periodo preso in esame siano compatibili con la somministrazione di eparina.
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venerdì, 19 Aprile 2019 - 13:09
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