Condanna all’ergastolo per Eugenio D’Atri e condanna a 3 anni e 6 mesi per il suocero Antonio Zannelli perché aveva cercato di indurre un pentito a ritrattare. Si è chiuso così, nella giornata di ieri, il processo di primo grado sull’omicidio di Francesco Tafuro (di 33 anni) e Domenico Liguori (di 32 anni), due bravi ragazzi ammazzati per un assurdo debito gioco che D’Atri aveva contratto e non voleva saldare.
I giudici della terza sezione della Corte d’Assise di Napoli hanno sposato le conclusioni del pubblico ministero antimafia Gianfranco Scarfò e hanno condannato D’Atri al massimo della pena per l’agguato che si consumò il 16 febbraio del 2016 in via Olivella a Saviano. La difesa dell’imputato aveva invece sostenuto il concorso anomalo nel delitto, ravvisando la responsabilità maggiore nella morte di Tafuro e di Liguori nella condotta tenuta da Nicola Zucaro, che è stato già condannato all’ergastolo anche in Appello.
Nel corso del processo D’Atri – un precedente penale per droga risalente all’ottobre del 2007 e una parentela con alcuni spacciatori del rione di edilizia ‘Conocal’ di Ponticelli – aveva anche provato a scagionare il suocero, ma la sua versione dei fatti non ha convinto la Corte: Zannelli era accusato di avere cercato di avvicinare un parente di Domenico Altieri (pentitosi poco dopo l’arresto per il duplice omicidio e già condannato) nell’intento di spingere Altieri a ritrattare. due ragazzi lavoravano in un centro scommesse che D’Atri frequentava come scommettere. L’imputato aveva perso una serie di scommesse e i due ragazzi gli avevano fatto credito: quando però Tafuro e Liguori chiesero la restituzione della somma, maturò il delitto. I parenti di Tafuro e Liguori si sono costituiti parte civile, assistiti dagli avvocati Felice Iovino, Erasmo Fuschillo, Leonardo Iovino e Domenica Rosella.
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martedì, 21 Maggio 2019 - 12:11
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