La guerra di Trump e Google a Huawei, cosa rischiano gli acquirenti italiani che hanno scelto cellulari del colosso cinese

Huawei
di Gianmaria Roberti

Huawei ban, e i suoi effetti a cascata: cosa può accadere agli acquirenti italiani di dispositivi del colosso cinese? Una domanda che tiene tanti sui carboni ardenti, considerando le cifre delle vendite. Secondo l’analisi Gfk, dal 2018 l’azienda asiatica è il primo produttore di smartphone in Italia. Huawei e il suo brand Honor detengono una quota di mercato combinata del 33,7%.

IL BANDO USA
All’origine delle paure c’è l’ordine esecutivo del presidente americano Donaldo Trump, per bloccare gli scambi tecnologici Usa-Cina. Una mossa forse dettata dai timori per i progressi della Cina nel 5G. La rete Internet super veloce, secondo il Pentagono, potrebbe consentire a Pechino di minacciare l’apparato di sicurezza Usa. La Casa Bianca vieta alle aziende americane l’acquisto di prodotti da società ritenute un rischio. Il dipartimento al Commercio, inoltre, ha messo Huawei e le sue 70 affiliate nella “lista nera”. Al colosso cinese, quindi, sarà impedito di comprare componenti tecnologiche da aziende statunitensi, senza l’ok di Washington. Il Dipartimento del Commercio, tuttavia, specifica che il divieto di esportazione sarà operativo da metà agosto. Un rinvio tecnico, per permettere aggiornamenti di software e adempimenti contrattuali.

IL CASO GOOGLE
Al diktat di Trump si è subito allineata Google. Mountain View toglierà le licenze software ed hardware a Huawei, con l’esclusione di quelle open source. Pertanto, ai nuovi smartphone della società cinese verrà interdetto l’accesso alle app collegate al sistema Android. E quindi, stop a servizi come YouTube Gmail, Google Maps, Play Store.

COSA CAMBIA ADESSO
A questo punto, il fattore tempo diventa determinante, per le sorti dei consumatori. Google, tramite il profilo Tweet Android, ha affermato che l’accesso alle applicazioni resterà per tutti i prodotti già in commercio. I problemi potranno sorgere, allora, per chi acquisterà un dispositivo realizzato ad agosto, una volta reso effettivo il ban. Incerto il destino di patch di sicurezza e aggiornamenti di distribuzione. Huawei potrebbe svilupparli su base AOSP, acronimo di Android Open Source Project. Ma Google, comunque, non offrirà più il supporto tecnico. E questo è soltanto l’inizio. Il quadro non promette nulla di buono. Al momento mancano dichiarazioni ufficiali, ma presto potrebbero accodarsi Intel e Qualcomm, per la fornitura di chip. E all’orizzonte, identica scelta potrebbe compiere Microsoft, negando a Huawei l’accesso al mondo Windows. Di questo passo, il mercato hi tech può trasformarsi davvero in un Vietnam, per la casa cinese.

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mercoledì, 22 Maggio 2019 - 11:36
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