La storia di Noa, la 17enne olandese che ha scelto di morire perché schiacciata dal peso delle violenze sessuali subite da piccola, è una storia vera a metà. E’ una storia di dolore reale, quella di Noa. E’ la storia di una ragazzina che, forse, non è riuscita ad avere accanto a sé persone capaci di aiutarla ad affrontare il dolore che la stava consumando. E’ la storia di una ragazzina che ha scelto la morte per scappare da quella sofferenza che non sapeva come affrontare, per liberarsi da quella morsa di depressione, anoressia e disturbo da stress post-traumatico che l’aveva avvolta. Ma non è la storia di una morte avvenuta per eutanasia. L’Olanda non ha mai autorizzato l’eutanasia. Anzi, l’aveva rifiutata.
E a questo punto Noa ha smesso di bere e di mangiare e si è lasciata morire a casa. La falsità della notizia sulle modalità con le quali Noa si spenta è stata denunciata questa mattina da Marco Cappato, il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni che accompagnò in auto dj Fabo in Svizzera dove quest’ultimo si spense per mezzo dell’eutanasia. «Si attendono smentite e SCUSE», scrive piccato Cappato.
Il racconto della morte di Noa per via dell’eutanasia è stato rilanciato ieri dai maggiori siti online italiani e oggi occupa le prime pagine dei quotidiani cartacei con tanto di approfondimenti su come funziona l’eutanasia in Olanda e interventi di rito. Non solo: questo tipo di racconto ha innescato un fortissimo dibattito sull’opportunità di concedere a una ragazzina di interrompere la sua esistenza benché non avesse problemi di saluta altamente invalidanti tali da renderle impossibile vivere.
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mercoledì, 5 Giugno 2019 - 12:27
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