La Fondazione Banco di Napoli resta commissariata. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso che era stato proposto contro il decreto del 30 marzo dello scorso anno con il quale il ministero del Tesoro dispose la sospensione del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale della Fondazione Banco di Napoli, con la contestuale nomina di Giovanni Mottura quale commissario dell’Ente. Il ricorso era stato proposto da Daniele Marrama (ex presidente del Consiglio di Amministrazione e del Consiglio generale), Marco Musella (ex Vicepresidente), Agostino Angelaccio, Carmelo Bozzo e Gabriele Rossi (tutti ex Consiglieri d’Amministrazione), Giampiero Ledda (ex presidente del Collegio sindacale) e Giuseppe Suanno (ex componente del Collegio sindacale). Il commissariamento era stato deciso dopo un anno di conflitti interni tra il Cda della Fondazione e una parte del Consiglio Generale; al centro della querelle alcune operazioni finanziarie non condivise da una parte dell’organismo di gestione della Fondazione.
Per il Tar «le misure che il Ministero resistente, nella sua qualità di Autorità di Vigilanza, può adottare sono due: la sospensione degli organi suindicati e la nomina di un commissario per il compimento di atti specifici necessari per il rispetto delle norme di legge, dello statuto e delle disposizioni ed atti di indirizzo di carattere generale o – misura certamente molto più grave – lo scioglimento degli organi. Nell’ipotesi in esame e’ stata scelta la misura meno pesante, anche se, per mero caso fortuito, le cariche dei componenti degli organi sospesi sono venute naturalmente e ordinariamente a cessare nelle more della sospensione, in data 13 luglio 2018».
Ma «la circostanza che di fatto le cariche in questione siano venute comunque a scadenza non muta la natura della misura adottata, che rimane pur sempre quello meno pesante – la sospensione – per cui risulta rispettato il principio di proporzionalità». Il fatto poi che «il Ministero vigilante ha svolto un’accurata istruttoria attraverso un’attività ispettiva, anche in loco, iniziata nel luglio 2017 e poi in ultimo sfociata in un’articolata relazione, che da’ conto di tutti i fatti e gli elementi emersi» fa sì che «il decreto gravato risulta munito dei necessari presupposti ex lege ed è suffragato da idonea istruttoria». Alla fine, per i giudici amministrativi «gli atti adottati dal resistente Ministero risultano legittimi, espressivi di una sua condotta lineare e trasparente, strumentale solo a garantire il buon funzionamento della Fondazione».
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giovedì, 13 Giugno 2019 - 16:02
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