C’è anche una storia di voto di scambio, di elezioni inquinate agli atti dell’inchiesta ‘Cartagena che ieri mattina si è abbattuta sull’Alleanza di Secondigliano ed in particolare sul clan Contini, che è una delle tre anime di quel cartello. E c’è anche un politico nel lungo elenco di persone indagate: si tratta di Giacomo D’Inverno.
La storia si svolge a Casalnuovo, comune dell’hinterland a Nord di Napoli. Siamo nella primavera del 2015 e a Casalnuovo è tempo di rinnovo del Consiglio comunale. In una delle liste che sostiene la candidatura a sindaco di Antonio Peluso (battuto al ballottaggio da Massimo Pelliccia), c’è Giacomo D’Inverno, consigliere uscente eletto nel 2010 nel partito ‘Lista Civica’. D’Inveno ottiene 280 voti, risultando il secondo candidato del partito ‘Unione di Centro’. Ebbene, secondo la procura, D’Inverno si è avvantaggiato del sostegno del clan Contini attraverso la mediazione di Salvatore Percope, che risiede proprio a Casalnuovo, e così facendo è riuscito ad essere nuovamente eletto. Per i pm i voti comprati in favore del politico, che però non è riuscito ad entrare in Consiglio, avrebbero avuto il costo da 50 euro ciascun.
A sostegno di questo scenario ci sono diverse intercettazioni. Più significative quelle che si svolgono tra Salvatore Percope e il figlio, durante le quali il padre suggerisce al figlio di accompagnare tutti i suoi amici al seggio per far sì che votino D’Inverno e gli assicura che i ragazzi avranno il loro tornaconto: «Digli: quello papà sabato ci fa prendere un’altra bottiglia, diglielo.. ragazzi… perché io ora vi do il coso, come dovete scrivere.. li tengo sopra.. hai capito a papà…? Tu devi a chi tieni sicuro… a quelle cinque o sei persone sicure che sai a papà!». In un’altra conversazione, sempre tra padre e figlio, Percope spiega anche che ha già ottenuto i 50 euro promessi per il voto: «Cinquanta già te li ho dati io…e poi altre cinque euro te le dà Giacomino… ». Quindi Percope insiste affinché il figlio, mostrando i 100 euro agli amici coi quali comprare una bottiglia in discoteca, trascini gli amici a votare: «Hai capito che devi fare? Tu dici che dobbiamo dobbiamo andare a votare… e andiamo tutti da zio Giacomino».
Quindi subito dopo Percope contatta D’Inverno e lo informa che il giorno dopo il figlio e i suoi amici si sarebbero recati da lui, cosa che effettivamente avviene. Perché lo si desume da una telefonata che il politico fa a Percope per confermargli che «sta Totore, stanno tutti quanti». In quell’incontro, dice la procura, ci sarebbe stata la consegna dei 50 euro. Percope inoltre ammonisce D’Inverno di dare le giuste indicazioni di voto: «Stammi a sentire a me… non fare casini.. chiamati i ragazzi a parte e fagli vedere sopra alla cose come devono scrivere, hai capito? Senza fare casino, lavora pulito, capito?». A urne chiuse Percope commenta soddisfatto l’esito delle elezioni, spiegando che «giù da noi ha preso 105 voti, mentre in tutta Casalnuovo ha preso 68 voti».
Secondo la procura, questo scenario va declinato con l’accusa di voto di scambio aggravato dalla matrice camorristica, ragione per cui i pm avevano chiesto una misura cautelare anche per il politico. Ma per il gip Roberto D’Auria le «scarne risultante intercettive» non consentono di ritenere allo stato che Percope abbia agito col sostegno del clan quanto piuttosto che si sia mosso per un interesse personale. Per il gip tuttavia è indiscutibile il fatto che le intercettazioni disegnino «un mercimonio del voto amministrativo cui è ricorso D’Inverno per ottenere l’elezione».
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giovedì, 27 Giugno 2019 - 10:49
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