Tutti in sciopero. Per protestare «contro un’amministrazione, quella della Giustizia, che solo vuole e nulla dà ai propri amministrati». Da Aosta a Ragusa, questa mattina la Giustizia è ferma. Ed è ferma perché i lavoratori dell’amministrazione giudiziaria hanno deciso di incrociare le braccia. Cancellieri, assistenti giudiziaria, personale Unep. Tutti insieme per gridare che la Giustizia in Italia è all’anno zero.
Tutti fermi per denunciare le gravissime carenze di personale che porteranno entro il 2021 a un vuoto di organico, e per la mancata valorizzazione del personale, «anziano, demotivato e pagato meno di tutti gli altri dipendenti pubblici». «La data del 28 giugno non è casuale: è la scadenza entro la quale il Ministro avrebbe dovuto portare a compimenti tutti i dettagli dell’accordo del 27 aprile 2017: il passaggio degli ausiliari in seconda area, i passaggi giuridici all’interno delle aree, la pubblicazione di bandi per informatici, contabili e linguisti – spiegano i sindacati -. Abbiamo voluto concedere all’Amministrazione la possibilità di mantenere l’impegno sottoscritto, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire». «Scioperiamo per gli interessi e la dignità dei lavoratori, che valgono molto di più dello stipendio di una giornata di lavoro. Dobbiamo rimboccarci le maniche e cambiare. In ballo non ci sono solo i diritti sacrosanti dei lavoratori ma la funzionalità stessa di uno dei servizi più importanti dello Stato» concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa.
A Napoli le sigle sindacali, con una nota ironica, hanno ringraziato il ministro Bonafede di avere «ricompattato i lavoratori degli uffici giudiziari». «Signor ministro, signor sottosegretario Ferrari… Grazieeeeeeee!», scrivono le sigle sindacali. Quindi, in maniera provocatoria, domandando: «Riuscite a far funzionare la giustizia, senza questa forza lavoro a cui non dedicate nessuna attenzione e non riconoscete diritti sacrosanti?»
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venerdì, 28 Giugno 2019 - 11:31
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