Carola Rackete, il capitano della Sea Watch3 che ha forzato il blocco del Governo italiano per approdare a Lampedusa, torna libera. Dopo una lunga giornata di camera di consiglio, il giudice per le indagini preliminari Alessandra Vella del Tribunale di Agrigento ha deciso di non convalidare il fermo come invece aveva chiesto la procura della repubblica guidata da Luigi Patronaggio. In particolare la procura aveva chiesto il divieto di dimora.
Nel provvedimento, il gip sottolinea come – a suo avviso – la decisione del capitano di attraccare a Lampedusa non sia stata «strumentale, ma obbligatoria» perché i porti della Libia e della Tunisia non sono stati ritenuti porti sicuri. Inoltre il gip ha escluso la resistenza e violenza a nave da guerra, ritenendo sia stato giustificato da una «scriminante» legata all’avere agito «all’adempimento di un dovere» quello di salvare vite umane in mare. Una valutazione, questa, opposta a quella formulata dalla procura, secondo la quale Carola Racket non aveva agito in base ad alcuno stato di necessità dal momento perché per i migranti a bordo non c’erano rischi.
Carola Rackete è accusata per i reati 1100 del codice della navigazione, cioè resistenza a nave da guerra, e l’articolo 337 del codice penale, cioè resistenza a pubblico ufficiale.
Furioso il ministro dell’Interno Matteo Salvini che non ha esitato un istante a prendersela con il giudice: «Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera. Nessun problema: per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale». Il provvedimento di espulsione con accompagnamento alla frontiera, subito disposto dal prefetto di Agrigento, dovrà essere convalidato dall’autorità giudiziaria. (l’articolo è in fase di aggiornamento)
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martedì, 2 Luglio 2019 - 20:52
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