Ricordate il caso della giustizia umiliata a Bari? A fine maggio dell’anno scorso il palazzo in via Naziarantz che ospitava procura e tribunale fu dichiarato inagibile e dal giorno alla notte le udienze si celebrarono nella tendopoli allestita nel piazzale antistante. Alfonso Bonafede, appena diventato ministro della Giustizia, si trovò a dover gestire quella ‘grana’ che aveva ereditato. «Ci metto la faccia», disse in occasione della sua visita nella tendopoli, che fu peraltro la prima uscita pubblica da ministro. Bonafede promise in sintesi che avrebbe trovato una soluzione e che avrebbe vigilato affinché Bari avesse la sua cittadella giudiziaria.
Da allora è passato un anno e i lavori per la realizzazione del polo unico della giustizia barese non sono mai partiti. Anzi, a volerla dire tutta la sigla del protocollo di intesa finalizzata a dare il là alle opere non è mai arrivata. Sempre rinviata. Anche la riunione in programma per domani al ministero per sottoscrivere il protocollo è stata annullata (è la quarta volta). A data da destinarsi. Motivo: sono giunte «osservazioni al testo del protocollo sulla realizzazione del ‘polo della Giustizia di Bari’ nell’area occupata dalle caserme Capozzi e Milano» e dunque il ministero vuole svolgere ulteriori approfondimenti. Quanto tempo ci vorrà non è dato saperlo. E, dunque, a Bari magistrati, avvocati e personale amministrativo dovranno continuare ad arrangiarsi.
Spazzata via la vergogna della tendopoli – che durò un mese -, il ministero ha trovato sistemazioni di fortuna per tutti gli uffici. Ma le sistemazioni si sono tradotte in uno spacchettamento di tutti gli uffici giudiziari tra Modugno e Bitonto. Sul piano pratico questo si traduce tutti i giorni in uno spostamento frenetico da una sede all’altra soprattutto per gli avvocati, che sono i più penalizzati.
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mercoledì, 10 Luglio 2019 - 16:31
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