La svolta è arrivata in tarda serata. Dopo ore di serrati interrogatori. Dopo ore trascorse a visionare telecamere di sorveglianza installate in strada. Uno dei due studenti americani sospettati di avere avuto un ruolo nell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ha confessato.
«Sono stato io», ha detto il ragazzo dai capelli mesciati. Una confessione che mette un primo punto fermo a un’indagine dolorosa. Un’indagine che si è giocata sul filo del tempo: i due studenti americani sarebbero dovuti tornare negli Usa con un volo in partenza da Roma poche ore fa. Se avessero preso quel volo, tutto sarebbe stato più complicato. E, invece, l’eccellente lavoro dell’Arma ha consentito di riannodare i fili di questa triste storia e di dare un volto e un nome a chi ha ucciso con sette coltellate Mario Rega, strappandolo alla sua famiglia, agli amici e alla moglie. Spazzate, dunque, via le informazioni circolate questa mattina sull’etnia degli aggressori: le prime notizie parlavano di due nordafricani, versione che gli investigatori non hanno ufficialmente smentito sino al momento della svolta.
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venerdì, 26 Luglio 2019 - 23:56
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