Salvini esulta e lo fa scomodando, un’altra volta, la Vergine Maria, cui si era già appellato a ridosso del voto delle Europee non senza suscitare polemiche. Il Pd, invece, affida a Matteo Orfini la mesta dichiarazione per contestare la sconfitta: «Non ci rassegniamo alla disumanità e alle ingiustizie. Non arretreremo di un solo passo». Ieri sera, poco dopo le nove, il ‘decreto Sicurezza bis’, sul quale il Governo aveva posto il voto di fiducia, è passato al Senato ed è diventato legge: 160 i voti a favore, solo 57 i contrari. Per ottenere la maggioranza assoluta sarebbe bastato un solo voto in più a favore. «E’ una bella giornata a prescindere dai numeri e mi piace che questa giornata cada il 5 agosto che per chi è stato a Medjugorje rappresenta il compleanno della Vergine Maria. Sono convinto che sia un bel regalo all’Italia e anche al resto del mondo», ha commentato Salvini che porta a casa il secondo provvedimento a contrasto dell’immigrazione clandestina e indirizzato ad aumentare la Sicurezza del paese, fornendo più mezzi e soldi alle forze dell’ordine. Poi, messa da parte la Vergine Maria, Salvini ha sfoggiato il suo grido di battaglia: «Meno Carola e più Oriana Fallaci». Sì, perché la legge ‘sicurezza bis’ prevede anche l’arresto per il capitano di una Ong.
Ma per Salvini il voto largamente favorevole arrivato in Senato è motivo di soddisfazione anche per un’altra ragione: il voto ha restituito al leader della Lega la certezza che il Movimento Cinque Stelle, al netto di ‘punzecchiate’ e bisticci, è sempre lì al fianco del Carroccio a reggergli il gioco, nonostante su alcuni temi – come alcune misure contenute nel pacchetto ‘sicurezza bis’ – la posizione dei grillini, almeno in un tempo che appare assai lontano, fosse diversa. Dei 160 voti favorevoli ben 101 sono arrivati dai pentastellati. Numeri che la dicono lunga sull’evoluzione subita dai Cinque Stelle una volta saliti al Governo: cinque anni fa, i grillini volevano Gino Strada, fondatore di Emergency, alla presidenza della Repubblica. Volevano alla presidente della Repubblica un uomo che non ha mai mancato di attaccare Salvini e che a dicembre, sul decreto sicurezza, si era così espresso: «Penso che sia una forma di razzismo e di fascismo. Sono sicuro che questo decreto non passerà senza conseguenze e che porterà sofferenze in più per un sacco di gente perché si restringe di fatto la possibilità di aiutare le persone e questo è molto grave».
Oltre ai voti dei pentastellati, la quota 160 è stata raggiunta grazie a 56 voti dei senatori leghisti, due degli esponenti del Maie che usualmente votano con la maggioranza e il sì di Maurizio Buccarella (ex 5S, ora nel Misto). I 57 voti contrari sono invece provenuti dal Pd (45, Matteo Renzi era tra gli assenti), 4 di Liberi e Uguali, tre voti contrari dei grillini Paola Nugnes, Carlo Martelli e Gregorio De Falco. In Aula Pietro Grasso ha evocato Mussolini, il fascismo, il Ventennio, per poi picchiare duro: «Il decreto traduce in norme i tweet di Salvini! Il governo sta trasformando il Parlamento in un’aula sorda e grigia, in quel bivacco di manipoli evocato in un periodo di cui alcuni, anche qui dentro, provano nostalgia (…) Non vi accorgete anche voi che gli animi sono troppo agitati? Non vi spaventano i video di chi si improvvisa controllore sui treni contro gli stranieri? Le urla sulla banchina a una giovane donna come la capitana Reckete? Gli insulti e le minacce sui social? Le sassate ai lavoratori in bicicletta in Puglia? Questi sono gli effetti che la propaganda del Ministro della paura ha sulle persone! La traversata del mediterraneo su barche di fortuna non e’ un giro in moto d’acqua, cari senatori! Il fine non giustifica i mezzi».
Altri voti contrari sono arrivati dalle Autonomie. Altri grillini, invece, non si sono presentati al voto: Elena Fattori, Matteo Mantero, Virginia La Mura, Michela Montevecchi e Lello Ciampolillo. Anche Vittoria Deledda, non ha partecipato essendo malata da tempo. Assenti al voto tutti i senatori a vita, tra cui il presidente emerito, Giorgio Napolitano, l’ex premier Mario Monti, Carlo Rubbia, Elena Cattaneo, Liliana Segre e Renzo Piano. Sul fronte di Forza Italia invece i cosiddetti ‘totiani’ hanno dichiarato il ‘non voto’, ma mantenendo la presenza in aula per non abbassare il quorum e lo hanno fatto con la benedizione dello stesso governatore della Liguria. Astenuti invece i senatori di Fratelli d’I- talia una scelta, spiega Giorgia Meloni, «coerentemente con quella fatta alla Camera di votare sì al decreto Sicurezza Bis e no alla fiducia al governo. La nostra priorità è sempre quella di dare risposte agli italiani».
In tardissima serata nel dibattito politico si sono infilati anche i magistrati, quelli della corrente ‘Magistratura democratica’. «Il decreto sicurezza-bis trascina il nostro paese in un mondo capovolto rispetto al progetto costituzionale e democratico dell’Italia repubblicana. In un mondo dove il diritto di tutti gli esseri umani alla vita e ad un’esistenza libera e dignitosa viene rimesso in discussione e sacrificato per le esigenze di una perenne propaganda elettorale costruita su una presunta ‘emergenza sicurezza’», ha dichiarato Riccardo De Vito, presidente di Magistratura democratica. «Un capovolgimento nel qua- le il salvataggio di vite in mare viene punito e nel quale le convenzioni internazionali sui diritti umani soccombono da- vanti ai provvedimenti dell’Esecutivo». «Allo stesso modo, le Procure antimafia, anziché concentrare le proprie risorse sul contrasto alla criminalità organizzata, dovranno occuparsi di reati minori in materia di immigrazione». «Un mondo capovolto nel quale, attraverso l’irrobustimento delle norme in materia di ordine pubblico, passa l’idea che anche manifestare il dissenso è pericoloso». «Il ricorso al voto di fiducia ancora una volta ha mortificato il ruolo del Parlamento e ha svilito il dibattito parlamentare nell’esaminare le perplessità di ordine costituzionale che la comunità dei giuristi ha avanzato».
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martedì, 6 Agosto 2019 - 13:59
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