Era il 9 marzo del 2017 quando il ponte 167 lungo l’autostrada A14, tra i caselli Ancona sud e Loreto nel comune di Camerano, crollò. Emidio Diomede e Antonella Viviana, moglie e marito di Spinetoli (in provincia di Ascoli), rimasero schiacciati dal moncone che piombò sulla carreggiata. Tre operai rimasero feriti: era a lavoro perché all’epoca era in corso una manovra di innalzamento quando l’impalcato obliquo finì sulla sede stradale.
A distanza di quasi due anni e mezzo da quella tragedia, la procura della Repubblica di Ancona ha chiuso le indagini e ha chiesto il processo per 18 persone fisiche e quattro società coinvolte a vario titolo per aver commissionato i lavori, averli appaltati e poi subappaltati.. Inizialmente gli indagati erano oltre 40. Sulla richiesta di rinvio a giudizio dovrà pronunciarsi il gup Francesca De Palma: l’apertura dell’udienza preliminare è fissata per il 9 dicembre. I reati contestati a vario titolo sono di duplice omicidio colposo, crollo colposo e violazione delle norme in materia di sicurezza sul luogo di lavoro.
Insieme a ingegneri, capi cantiere, responsabili della sicurezza e del procedimento, vari manager e progettisti rischiano un processo come società: Autostrade per l’Italia Spa, Spea Engeneering Spa e Pavimental Spa (entrambe del gruppo autostrade) e la Delabech Srl, l’impresa esecutrice dei lavori con sede a Napoli e diramazione della più grande Impresa spa. Secondo l’accusa le quattro società non avrebbero avuto un modello organizzativo idoneo a prevenire infortuni sul lavoro come quelli avvenuti sul ponte crollato.
Tra gli indagati che rischiano il processo – come anticipato dal Resto del Carlino – ci sono i due ingegneri responsabili del procedimento per Autostrade per l’Italia: Giovanni Scotto Lavina – secondo il pm avrebbe omesso di verificare l’idoneità del piano di sicurezza durante i lavori di innalzamento del cavalcavia (ruolo ricoperto dal 2016) – e Guido Santini. Stralciata invece la posizione di Mauro Coletta, controllore delle autostrade, direttore generale di allora dell’istituto di vigilanza concessioni autostradali del ministero (indagato anche per il crollo del ponte di Genova).
La procura ha chiesto il processo anche per Sergio Paglione (Autostrade per l’Italia), responsabile del procedimento e lavori fino al 2014. Gli altri imputati sono, per la Pavimental, l’amministratore delegato Franco Tolentino e Alberto Di Bartolomeo, rappresentante dell’appaltatore, Vittorio Banella, direttore di cantiere, Gennaro Di Lorenzo, direttore tecnico e Pierpaolo Cappelletti, di Spoleto, capo cantiere. Per la società di progettazione Spea Engeneering, ci sono Raffaele Ricco, progettista, Alberto Selleri, progettista e ingegnere direttore tecnico, Giuseppe Giambalvo, progettista e ingegnere del progetto esecutivo, il direttore dei lavori Francesco Morabito e Francesco D’Alterio, coordinatore in materia di sicurezza e salute. Per la Delabech rischiano un processo l’amministratore unico Riccardo Bernabò Silorata, Stefano Lazzerini, come socio, Luigi Ferretti, direttore tecnico del cantiere, Nicola Chieti, capo cantiere e Roberto Marnetto, progettista. Per le società, la Procura contesta violazioni amministrative ritenendo che all’epoca dei fatti non avrebbero avuto un modello organizzativo aziendale idoneo a far prevenire gli infortuni sul lavoro come il fatto del ponte crollato.
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venerdì, 23 Agosto 2019 - 11:40
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