C’è il ‘sì’ ufficiale di Di Maio al Governo col Pd: «Costi quel che costi porteremo avanti gli impegni presi. Noi non scappiamo»

luigi di maio

Luigi Di Maio dice ufficialmente ‘sì’ al Governo giallo-rosso e lo fa pochi minuti dopo le sette di questa sera nel suo (breve) discorso in diretta dal Quirinale, dove i Cinque Stelle sono stati ricevuti da Mattarella per la giornata conclusiva delle consultazioni bis. «Abbiamo detto al presidente Mattarella che il Movimento Cinque Stelle non si sottrarrà alle proprie responsabilità. Abbiamo preso degli impegni con gli italiani come quello di evitare l’aumento dell’Iva a fine anno. Ebbene, costi quel che costi questi impegni vogliamo portarli avanti», sottolinea spiegando il perché i grillini hanno deciso di accordarsi con quel Pd sul quale, sino a pochi giorni, hanno vomitato insulti di ogni genere.

In un altro passaggio Di Maio prova anche a spiegare come sia possibile che i Cinque Stelle possano passare da un’alleanza con la Lega a un accordo con un partito diametralmente opposto al Carroccio: «Siamo convinti che non esistano soluzioni di destra o di sinistra, ma semplicemente soluzioni. Sono i programmi i temi, le scelte i veri protagonisti della politica. Siamo cresciuti nella consapevolezza che la politica sia servizio. Rimettere al centro i temi essenziali, come il lavoro, il bene comune, l’acqua». Ecco, dunque, che Di Maio adesso chiede un nuovo governo (augurandosi che sia «di lungo termine»), che riparta ovviamente da Giuseppe Conte premier, che «parta da un programma omogeneo che metta i cittadini al centro. Solo dopo si deciderà chi chi sarà chiamato a realizzare questo Governo».

E’ per centrare questo obiettivo che Di Maio precisa di avere rinunciato per ben due volte alla carica di premier: la prima all’indomani del voto del 4 marzo del 2018 («In seguito a questa scelta abbiamo potuto avere il governo Conte») e la seconda pochi giorni fa, quando la Lega, nel tentativo estremo di non finire all’opposizione dopo avere aperto la crisi di governo, ha provato a ricucire coi grillini offrendo appunto a Di Maio il ruolo di premier: «Vorrei comunicare all’opinione pubblica che la Lega mi ha informato in questi giorni di volere proporre me come premier e mi ha informato di averlo comunicato anche a livello istituzionale. Li ringrazio ma a me interessa il meglio per il Paese, non il meglio per me stesso. Rifiuto l’offerta della Lega con serenità».

Nel discorso di Luigi Di Maio c’è spazio anche per Salvini, benché il leader del Movimento Cinque Stelle non lo citi mai direttamente. «Sulla testa delle famiglie degli italiani è piombata una crisi inaspettata provocata da una forza politica che staccato la spina al Governo di Giuseppe Conte, dopo che quel governo aveva rimborsato i truffati delle banche, aveva dato a questo Paese Quota 100 e il reddito di cittadinanza, aveva adottato nuove politiche sull’immigrazione e si era guadagnato il rispetto ai tavoli europei e internazionali. Molti di questi italiani stavano aspettando l’abbassamento delle tasse a fine anno, il salario minimo, nuove politiche ambientali, il taglio dei parlamentari, una scuola più forte, una sanità più libera dai partiti, la revoca delle concessioni autostradali a chi ha fatto crollare il Ponte Morandi, l’abolizione di leggi che creano solo burocrazia, l’autonomia per Veneto, Lombardi ed Emilia Romagna, gli investimenti per il Sud. Ma si è deciso di fare saltare tutto. Eppure il 4 marzo 2018 gli italiani hanno votato per vedere risolti i propri problemi, non per vedere risolti i problemi di qualche partito». Adesso l’ultima parola spetta al Capo dello Stato Sergio Mattarella.

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mercoledì, 28 Agosto 2019 - 19:30
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