Stavolta Luigi Di Maio ha deciso di dettare il passo. Ché l’atteggiamento remissivo sin qui avuto con Matteo Salvini e la sua Lega, è roba da lasciare al passato. «O siamo d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti», dice nel corso del suo intervento al Quirinale dopo l’incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la consegna del documento contenente 20 punti programmatici che i grillini intendono realizzare qualora si farà il nuovo governo. «Fare un governo solo per vivacchiare non rispecchia i nostri valori», incalza. E, quindi, se non ci sarà un reale accordo sui punti programmatrici pentastellati «si vada al voto e si vada subito».
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Parole chiare e ferme, che mandano in tilt il Partito democratico e rimettono in discussione un’intesa che sembrava ormai cristallizzata. «Incomprensibile. Ha cambiato idea? Lo dica con chiarezza», domanda e si domanda il vicesegretario del Pd Andrea Orlando. A destabilizzare i ‘dem’, in modo particolare, è la presa di posizione di Luigi Di Maio sui decreti sicurezza, che hanno portato ad interventi restrittivi sul piano dell’immigrazione.
Il Pd già sognava di poterli azzerare e cancellare così una legge che è stata il cavallo di battaglia di Matteo Salvini. Ma Di Maio, che già pochi giorni fa aveva affermato che «non rimpiango niente dei 14 mesi di legislatura», ha gelato ogni possibilità in tal senso: «Crediamo inoltre che il problema dell’immigrazione sia un problema serio, reale e concreto e che debba essere affrontato con grandi competenze e capacità nel rispetto delle diverse sensibilità dell’opinione pubblica e puntando verso una revisione totale del regolamento di Dublino e un’abrogazione del folle principio europeo di chi prima accoglie poi gestisce. Chiederemo che si riconosca procedura d’emergenza per la redistribuzione dei migranti in altri paesi europei. Siamo stati lasciati soli in questi anni e abbiamo fatto da soli. ora occorre che sia l’Europa ad occuparsene. E’ per questa ragione che riteniamo che non abbiamo alcun senso parlare di modifiche ai decreti di sicurezza. vanno assolutamente tenute in considerazioni le osservazioni del Capo dello Stato ma senza toccarne la ratio e le linee di principio». Detto in altri termini: il Pd non pensi di salire al Governo e imporre la sua linea.
Anche sulla patrimoniale Luigi Di Maio non la manda certamente a dire al Pd e gioca d’anticipo con una dichiarazione di totale chiusura ad un simile intervento: « C’è la nostra contrarietà a qualsiasi forma di patrimoniale, non se n’è mai parlato ma è meglio essere chiari». Quindi il leader dei Cinque Stelle ha elencato i punti essenziali del programma grillini: «Le tasse soprattutto alle nostre imprese vanno abbassate: chi assume un dipendente non può pagare uno stipendio a lui e altri due stipendi in tasse. il carico fiscale è alto e disordinato a causa della bruocrazia, e questo dovrà essere un governo pro-impresa. L’aumento dell’Iva va bloccato e in legge di bilancio ciò vanno approvati sostengo alle famiglie per nuove nascite. altra priorità è il taglio dei parlamentari. va approvato nel primo calendario della Camera alla ripresa dei lavori».
In agenda anche la riforma della Giustizia («Noi siamo pronti ad approvarla») e la revoca delle concessioni ad Autostrade («Dobbiamo rendere giustizia alle 43 vittime del Ponte Morandi), ma prima ancora il taglio dei parlamentari. Infine il tema dell’ambiente: «L’ambiente non è un slogan o un like ai post di Greta. Se si vuole parlare di ambiente, allora diciamo che chiudiamo le centrali a carbone entro 2025, non si costruiscono nuovi inceneritori, si chiudano quelli inesistenti e che si iniziano a bloccare le trivellazioni petrolifere, soprattutto nel nostro splendido mare. Per rifiuti noi intendiamo riduzione dei rifiuti all’origine e serve legge contro l’obsolescenza programmata».
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venerdì, 30 Agosto 2019 - 16:46
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