Sono cinque i permessi concessi a C.U., 18enne recluso nel carcere minorile di Airola per l’omicidio del vigilante Francesco Della Corte, reato per il quale il ragazzo è stato condannato in primo grado a 16 anni e mezzo di reclusione.
Tra i permessi premio ce n’è stato uno per sostenere un provino per una società calcistica sannita. Un altro era per pranzare con la famiglia in un ristorante di Airola, comune dove si trova l’istituto in cui il ragazzo è ristretto.
Giorni fa era esploso il caso della festa dei suoi 18 anni, immortalata da foto postate sui social, in occasione di un altro permesso premio. L’episodio aveva suscitato polemiche, e lo sdegno dei familiari della vittima, uccisa a sprangate vicino alla stazione metrò di Piscinola a Napoli nel marzo dello scorso anno.
Le licenze rientrano nell’obbiettivo rieducativo di risocializzazione, prioritario nella legislazione penale minorile. Ma non mancano di innescare discussioni, anzitutto per le modalità. Secondo alcuni, sarebbero irriguardose verso il dolore dei familiari, per quanto previste dalla legge. Tutte le volte che è uscito di cella il giovane, come stabilito dalla normativa, è stato accompagnato dalla scorta.
Il caso ha mobilitato anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ha inviato gli ispettori a Napoli allo scopo di verificare la correttezza della procedura seguita e se vi siano state eventuali condotte disciplinarmente rilevanti a carico di chi ha concesso il permesso.
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lunedì, 16 Settembre 2019 - 13:11
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