Il vento renziano non soffia in Campania, dove in pochi si uniranno al movimento ‘Italia viva’. «Zero o pochi voti» in direzione Leopolda, calcola un dirigente dem di spicco, con senso pratico. Un episodio descrive il grande freddo per Renzi, un tempo accolto da schiere di convertiti, passati in rassegna nei blitz da queste parti. Il capogruppo regionale Mario Casillo, mister 30mila voti, ha disdetto la partecipazione alla convention di Firenze. Uno spartiacque tra chi resterà nel Pd e chi è pronto a giurare fedeltà a Renzi. Primo dello strappo renziano, alla Leopolda Casillo sarebbe andato da esploratore. Ma adesso non si può: politico riflessivo, di antico rito democristiano, il capogruppo ingrana la retromarcia.
Ora come ora, Casillo ritiene Italia Viva «un salto nel buio», raccontano ambienti vicini. E a scacciare via i dubbi, ci ha pensato lo stesso Renzi. «Alle Regionali non ci sarà la lista del suo movimento» spiegano fonti casilliane. E quindi «non ci sono le condizioni» per Casillo, in rampa di lancio per un altro giro alla Regione. Come lui, non si muoverà l’alter ego Lello Topo, deputato di radici scudocrociate, e cassaforte dei consensi a Napoli nord. Idem il parlamentare Paolo Siani, candidato simbolo del Pd di Renzi alle politiche: «Ero indipendente e resto tale, metto a disposizione del Paese le mie capacità e continuerò a collaborare con tutti i miei colleghi». A seguire il rottamatore, viceversa, saranno l’ex sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore – anni fa con Rifondazione comunista -, l’ex deputato Giovanni Palladino e l’ex sindaco di Castellammare di Stabia, Antonio Pannullo. Dovrebbe unirsi alla compagnia il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto, del quale non risultano ancora annunci ufficiali. «Ma al 99% andrà via dal Pd» assicura la fonte dirigenziale. «Oggi lascio il Pd – conferma invece Migliore – insieme a Matteo Renzi proveremo a costruire una strada nuova per lanciare una sfida di lungo periodo ai populisti, scommettendo sul futuro del paese e soprattutto sulle forze più vive della società».
All’inverso il deputato Piero De Luca: «Io, lo dico con chiarezza e convinzione, resto nel Pd, perché ritengo che sia ancora oggi la nostra casa comune». Parole cariche di sottintesi, dopo i rumors delle ultime ore, sulle tentazioni deluchiane. Tanto per chiarire che non traslocherà il governatore De Luca sr, sinora muto sulla vicenda. Una faglia che apre scenari oltre il Nazareno. «La scissione di Matteo Renzi e la nascita del suo nuovo partito – avverte Mara Carfagna – non sono un problema che riguarda solo la sinistra. Per la prima volta Forza Italia rischia di dover competere nell’area dei moderati con un soggetto politico guidato da un leader di grande visibilità e proveniente da una tradizione diversa». L’avviso accompagna la smentita di rito, su trattative tra la vicepresidente della Camera e il nuovo movimento. Un allarme scattato tra i berluscones, per la cena convocata dalla Carfagna a Roma, tra i fedelissimi. Ma qualche smottamento a destra, oggi, è più di un’ipotesi.
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martedì, 17 Settembre 2019 - 22:13
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