Dieci ore di consiglio. Dieci ore per scrivere il dispositivo di sentenza che accosta, in maniera nitida, la parola mafia agli Spada. Ieri sera nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, i giudici della terza sezione Corte d’Assise di Roma (presidente Vincenzo Capozza) hanno chiuso il maxi-processo sugli affari illeciti degli Spada a Ostia disponendo tre ergastoli e una pioggia di condanne (17 in tutto per complessivi 147 anni di reclusione) per i reati, contestati a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, omicidio ed estorsione. Stabilite anche sette assoluzioni: quelle di Stefano de Dominicis; Armando, Enrico e Roberto (classe 1987) Spada, Francesco De Silvio, Sami Serur e Roberto Tazzi. Il nervo centrale dell’impostazione accusatoria, tratteggiata dai pm antimafia Ilaria Calò e Mario Palazzi, ha dunque retto. Centrali nella manovra accusatoria sono state le dichiarazioni, ritenute attendibili, di cinque collaboratori di giustizia: Michael Cardoni e la moglie Tamara Ianni, Paul Dociu, Antonio Gibilisco e Sebastiano Cassia.
Il carcere a vita è stato sentenziato per Carmine Spada, detto Romoletto, per Roberto Spada (già condannato per la testata al giornalista della Rai Daniele Piervincenzi) e Ottavio Spada detto ‘Marco’: sono stati riconosciuti colpevoli degli omicidi di Giovanni Galleoni e Francesco Antonini, un duplice agguato (avvenuto il 22 novembre del del 2011) che, secondo gli inquirenti, marcò «l’inesorabile ascesa al potere» degli Spada. Galleoni, come ricostruito dagli inquirenti, era il concorrente più potente degli Spada: fu ucciso in un bar del litorale a colpa di pistola. La Corte ha inoltre disposto l’isolamento diurno per 18 mesi per Carmine Spada; isolamento diurno della durata di sei mesi per Roberto e Ottavio Spada.
Tra le condanne disposte dalla Corte ci sono i 16 anni di carcere inflitti a Ottavio Spada, detto ‘Maciste’, nei confronti del quale è stata anche disposta l’applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata una volta espiata la condanna; 12 anni per Silvano Spada, col valore aggiunto della libertà vigilata per due anni e 6 mesi; 9 anni per Vittorio Spada detto ‘Manolo’ (con due anni di libertà vigilata) e Nando De Silvio, meglio noto come ‘Focanera’; 10 anni per Rubern Alverz del Puerto, coinvolto nell’aggressione al giornalista Rai Daniele Piervincenzi; 14 anni e 3 mesi per Alessandro Rossi; 7 anni per Saber Maglioli; 12 anni per Ramy Serour; 8 anni per Mauro Carfagna; 12 anni per Roberto Pergola, che è stato condannato come ‘partecipe’; 9 anni per Daniele Pergola, anche lui condannato come ‘partecipe’; 12 anni per Fabrizio Rutilo e Claudio Fiore; 8 anni per Mauro Caramia.
Tutti gli imputati sono stati, inoltre, condannati al risarcimento dei danni in favore delle (poche) parti civili, che però saranno liquidati in separata sede: Comune di Roma, Regione Lazione, le associazioni Antonino Caponnetto, Libera e Ambulatorio Antiusura onlus. Non si è costituita in giudizio nessuna delle 15 parti offese individuate dalla procura come vittime del racket delle estorsioni, circostanza che in apertura di processo spinse il pm Ilaria Calaiò ad affermare che «permangono gravi problemi di sicurezza legati a un contesto criminale mai placato». Il sindaco di Roma Virginia Raggi ha atteso in aula la lettura della sentenza: «Questa sentenza – ha dichiarato – riconosce che sul litorale di Roma c’è la mafia. Si può parlare di mafia a Roma. Ringrazio magistratura e forze dell’ordine e soprattutto quei cittadini che denunciano la criminalita’. Io sono qui per stare accanto a quei cittadini. Restituire fiducia ai cittadini onesti che per troppo tempo hanno avuto paura».
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mercoledì, 25 Settembre 2019 - 14:09
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