C’è troppa distanza tra i cittadini e la Legge. La cultura media dell’Italiano, anche quello ben scolarizzato, non contempla la cultura giuridica.
L’indignazione che ha suscitato il rigetto del ricorso dell’Italia contro la sentenza della Cedu che ha stabilito l’illegittimità del cosiddetto ergastolo ostativo ne è l’esempio plastico.
Giornali e mass media in generale, invece di indignarsi per la violazione che l’Italia ha perpetrato per anni, si sollevano e fomentano indignazione e collera per la decisione della Corte Europea che indica allo Stato Italiano la strada per ritornare nell’alveo della legalità.
Si è parlato impropriamente della possibilità del ritorno in libertà di detenuti condannati per reati gravissimi, con tanto di immagini dei loro volti, tanto per aumentare lo sgomento e la paura, di attacco alla lotta alla mafia, della possibilità concreta che questi detenuti tornino ad inserirsi nuovamente nell’ambiente criminale, di attacco al regime del carcere duro imposto ai detenuti ritenuti particolarmente pericolosi. Una squallida sequele di fake news.
Cominciamo con il chiarire in primo luogo, come in questi giorni da più parti (Avvocatura e mondo dell’Accademia) si sta cercando di fare, che niente di tutto ciò è vero.
La sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, (ora divenuta definitiva) emessa il 13 giugno ha “solo” affermato che è diritto di tutti i detenuti, anche degli ergastolani condannati per reati c.d ostativi e anche in assenza della scelta di collaborare con la Giustizia, CHIEDERE di poter ottenere la VALUTAZIONE del proprio percorso detentivo da parte del Tribunale competente al fine di DIMOSTRARE di aver reciso ogni rapporto con il reato e con l’ambiente in cui lo stesso è maturato e di DIMOSTRARE di aver effettuato un processo di cambiamento personale e sociale.
Si tratta del diritto alla speranza di poter tornare gradualmente a far parte del mondo.
Si tratta solo della possibilità di chiedere di esistere.
Si tratta solo del diritto di farsi esaminare, scrutare, giudicare (dopo almeno 26 anni di carcere) come tutti gli altri uomini che stanno espiando le pene in carcere, perché anche questi ergastolani sono uomini e la Corte dei diritti dell’uomo si occupa dei diritti di tutti gli uomini.
Insomma, in poche parole, non è legittimo negare questa possibilità perché significa negare la speranza e soprattutto negare il senso della pena che, PER LEGGE, deve tendere alla rieducazione dei condannati, tutti i condannati come sancito dalla NOSTRA Costituzione.
COME E’ EVIDENTE, NESSUNA VANIFICAZIONE DI STRUMENTI ALLA LOTTA ALLA MAFIA SI STA TRAGICAMENTE CONSUMANDO.
La mafia si combatte soprattutto attraverso la CONOSCENZA DELLE LEGGI ED IL RISPETTO DELLE STESSE, insegnando agli uomini, il più presto possibile, che il RISPETTO DELLA LEGGE FAVORISCE TUTTI E CREA CONVIVENZA CIVILE.
Continuiamo allora a chiarire che c’è un urgente bisogno di accorciare la distanza tra i cittadini e la Legge, che è necessario che si insegni la Costituzione ed il senso della stessa nelle scuole affinchè si capisca presto cosa sono i diritti fondamentali dell’uomo, di ogni uomo, quali sono i principi fondamentali di uno Stato di Diritto e l’importanza e la bellezza di vivere in esso, magari acquisendo anche la consapevolezza di doverlo difendere sempre e ad ogni costo, anche a costo di essere perennemente in lotta.
Se e quando si accorcerà questa distanza (la strada è lunghissima ma è inesorabile) allora non ci si indignerà più di fronte ad una sentenza che dichiara che un diritto fondamentale appartiene a tutti ma, speriamo, ci si indignerà di fronte ai tentativi di creare disparità fra i diritti, finanche tra i diritti degli ultimi.
L’informazione corretta, la pazienza di spiegare ma soprattutto la voglia di capire sono i primi passi da fare per percorrere questa strada.
*avvocato del Foro di Napoli,
componente de ‘Il Carcere Possibile’
martedì, 15 Ottobre 2019 - 12:50
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