E’ un attacco frontale alla nuova maggioranza di Governo quello che l’avvocato Eriberto Rosso, segretario dell’Unione delle Camere penali italiane, sferra in occasione del suo intervento nella giornata di apertura del Congresso straordinario dell’Ucpi che quest’anno si svolge a Taormina e che si intitola «Imputato per sempre: il processo senza prescrizione. Le vere cause dell’irragionevole durata dei processi in Italia».
«Non hanno dato alcun segno tangibile di volontà riformatrice», dice Rosso riferendosi alle «forze di maggioranza». E, quindi, ricorda che l’Ucpi ha pure portato all’attenzione delle istituzioni competenti una serie di suggerimenti per intervenire sulla Giustizia e sul processo, ma quei suggerimenti non sono stati presi in considerazione. «Siamo convinti che il codice accusatorio non richieda una riscrittura, ma una ripulitura da tutte le incrostazioni che lo hanno reso uno strumento contradditttorio», dice Rosso. Né sono stati presi in considerazione i rilievi, fortissimi, mossi contro la riforma che blocca il decorso della prescrizione e che entrerà in vigore il prossimo gennaio. «Assistiamo alla crisi del modello processuale», aggiunge Rosso. Una crisi pericolosa perché «il processo ha compito di verificare il tasso di democrazia della società». Una crisi che vede oggi l’Ucpi impegnata ‘politicamente’ in difesa della «cultura dei diritti di tutti i cittadini».
Rosso ricorda, in modo particolare, l’iniziativa del Manifesto del Diritto penale e liberale del giusto processo attraverso la quale «abbiamo portato a casa una nuova sensibilità delle parti nel processo». Sensibilità, incalza Rosso, che invece non sembra appartenere alla nuova maggioranza di governo: «Li attendiamo alla prova dei fatti per capire se intendano sacrificare la prescrizione e le garanzie del processo sui piani dell’accordo di potere». Infine un intervento sullo scandalo che in agosto ha travolto il Consiglio superiore della Magistratura e la magistratura tutta: «Le vicende ferragostane hanno disvelato l’anomalia del rapporto politica-magistratura, hanno discolpato le logiche spartitore che influenzano le nomine. Esse sono da tempo denunciate e non è accettabile un’analisi di episodi contenibili con qualche autoriforma sul piano etico».
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venerdì, 18 Ottobre 2019 - 17:58
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