Dice che darà mandato ai suoi per «capire» se sia possibile fare ricorso e poi dalla piazza di Trevi (in Umbria) spara a zero contro la Consulta distorcendone il contenuto della decisione. Matteo Salvini si schiera contro la sentenza della Corte Costituzionale con la quale si cancella il divieto assoluto di chiedere permessi premio a chi è stato condannato all’ergastolo ostativo, ma rappresenta a modo suo il contenuto della pronuncia. «La Corte Costituzione ha detto che chi è all’ergastolo anche per reati di mafia e terrorismo deve avere dei permessi premio… deve… cioè, ma guardate la lingua italiana: ergastolo, mafia, terrorismo», dice.
Ma il punto è che la Consulta non ha sentenziato l’obbligo di concessione del permesso premio, bensì ha disposto che anche a un condannato all’ergastolo ostativo sia concessa la possibilità di fare richiesta di accedere a un permesso premio, rimettendo al magistrato di sorveglianza la valutazione, previa ‘istruttoria’, sull’esistenza dei presupposti per accordare o respingere l’istanza. Salvini, però, insiste su quel «deve» mai pronunciato dalla Consulta e lo usa per costruire la sua strategia dell’indignazione: «Se sei all’ergastolo per reati di mafia o terrorismo è perché hai sciolto dei bambini nell’acido, hai fatto una strage o ha ucciso dei poliziotti, anche se dare oggi un ergastolo è ben difficile, eppure la corte costituzione dice che anche chi è in galera per mafia e per terrorismo deve avere dei permessi premio. Ma suona molto male: ergastolo, mafia, terrorismo, premio».
Ecco perché Salvini ha fatto sapere che insieme «ai nostri uffici di Camera e Senato» vedrà «di capire sia possibile fare ricorso». Ma da capire c’è ben poco ed è il costituzionalista Stefano Ceccanti, senatore del Pd, il primo a spiegarglielo: «Il segretario della Lega Salvini vuole far studiare agli uffici dei suoi gruppi se e come sia possibile fare ricorso contro la sentenza della Corte sull’ergastolo ostativo. E’ sufficiente leggere l’articolo 137 comma 3 della Costituzione: ‘Contro le decisioni della Corte costituzionale non è ammessa alcuna impugnazione’. Non occorrono grandi uffici per trovarlo…».
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mercoledì, 23 Ottobre 2019 - 19:12
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