La prima a prendere le distanze, in maniera netta, da Antonello Nicosia, è Rita Bernardini, componente del Consiglio generale del Partito Radicale. «Non mi piaceva il suo modo di fare e l’ho scaricato tanti anni fa quando mi chiedeva di entrare in carcere a nome del movimento», scrive su Facebook.
Nel post Rita Bernardini sottolinea che Nicosia non è «mai stato iscritto al Partito Radicale, ma a Radicali italiani (eletto al Consiglio generale» e dà una propria una valutazione del personaggio: «Più che un messaggero della mafia, mi è sempre sembrato un esaltato, un cretino». Dopo di lei è stata la volta della deputata di Italia Viva Giuseppina Occhionero, della quale Nicosia è stato assistente parlamentare. «La collaborazione con me – precisa – durata solo quattro mesi, era nata in virtù del suo curriculum, in cui si spacciava per docente universitario oltre che di studioso dei diritti dei detenuti. Non appena ho avuto modo di rendermi conto che il suo curriculum e i suoi racconti non corrispondevano alla realtà ho interrotto la collaborazione».
E sulle visite in carcere che Nicosia ha potuto effettuare proprio grazie a quella collaborazione con Occhionero, la parlamentare precisa: «Le visite in carcere peraltro sono parte del lavoro parlamentare a garanzia dei diritti sia dei detenuti sia di chi vi lavora. Ora sono profondamente amareggiata, ma la giustizia farà il suo corso. Mi auguro nel più breve tempo possibile. Pur essendo del tutto estranea alla vicenda sono comunque a disposizione della magistratura per poter fornire ogni elemento che possa essere utile».
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lunedì, 4 Novembre 2019 - 12:56
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