Le accuse di usura ed estorsione restano in piedi ma l’aggravante della matrice camorristica no. Gennaro Trambarulo, da sempre considerato dalla procura esponente di spicco della camorra targata Contini-Licciardi-Mallardo, ottiene un parziale ridimensionamento del quadro indiziario. Una rivalutazione che però non gli consente di tornare in libertà.
I giudici della dodicesima sezione penale del Tribunale del Riesame di Napoli, nella giornata di ieri (giovedì 28 novembre), hanno infatti confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita il 9 novembre, per i reati di usura ed estorsione. Quanto alla cancellazione dell’aggravante mafiosa, occorrerà attendere il deposito delle motivazioni del provvedimento per capire cosa non ha retto dell’ipotesi accusatoria. Lo stesso discorso vale per Carmela Pellegrini, compagna di Trambarulo, che resta detenuto solo per usura ed estorsione.
Trambarulo e Pellegrini – difesi dagli avvocati Raffaele Chiummariello e Francesco Foreste – sono accusati di avere prestato denaro a tassi fortemente usarari, talora superiore al 50% rispetto alla soglia legale, per un importo preteso pari ad euro 250mila euro 500mila euro. Il rapporto con le vittime sarebbe cominciato nel 2002 e sarebbe andato avanti fino al 2017. A consentire agli investigatori di ricostruire la storia sono state anche le vittime.
Trambarulo ha al suo attivo due condanne: una per associazione di stampo mafioso, l’altra – risalente al 10 luglio scorso – per l’omicidio di Gennaro De Roberto, ras del clan puteolano Bellofiore-Sebastiano, trucidato nel 1996 fuori al carcere di Secondigliano. La condanna è stata emessa dai giudici della terza sezione della Corte d’Assise di Napoli. Su questo processo Trambarulo era a piede libero.
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venerdì, 29 Novembre 2019 - 19:15
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