Parla di evasione fiscale. Spiega che per «eliminare le mafie» l’unica strada immediatamente percorribile e più efficace è quella di «eliminare del tutto il denaro contante» e lancia una stoccata alla classe dirigente politica, quella di oggi ma anche quella del passato, sostenendo che «evidentemente non si vuole eliminare l’evasione». Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho affida questa sua analisi ad un corso di economia dell’ateneo Federico II di Napoli.
Un’analisi critica, soprattutto verso le strategie fin qui perseguite per contrastare l’evasione. «Mi chiedo perché non si interviene sulla legislazione tributaria prevedendo che tutte le spese si debbano inserire nelle dichiarazioni di redditi e perché l’imposto non si paga sul reddito conservato anziché sul reddito speso». Per il procuratore «questo consentirebbe codi controllare tutti i pagamenti». Ecco perché il magistrato ritiene che «evidentemente non si vuole eliminare l’evasione, una parte degli italiani pensa che si deve consentire l’evasione come forma di arricchimento per una parte della palpazione. Si vuole che la legalità sia osservata da tutti? Si assumano certe determinazioni altrimenti vuol dire che si vuole che tutto continui così. Combattere l’evasione sarebbe anche lo strumento per combattere la criminalità organizzata».
Cafiero de Raho ha quindi ricordato, in termini numerici, il valore degli affari illeciti delle mafie: essi ammontano «a 420 miliardi in un anno. Di quesi 220 miliardi riguardano l’economia sommersa, di cui 97 miliardi di sole tasse evase. Nel dettaglio circa 60 miliardi per i traffici di droga, 20 miliardi di abusivismo edilizio, 9 miliardi dalle estorsioni. Questo significa che le mafie introitano ogni giorni 410 milioni di euro, 17 milioni all’ora».
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lunedì, 9 Dicembre 2019 - 17:41
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