Drogata, stuprata in hotel e filmata: 5 condanne per la violenza ai danni di una turista inglese a Meta di Sorrento

Abusi

Lo stupro c’è stato. E fu uno stupro di gruppo. Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre del 2016 cinque dipendenti (poi licenziati a seguito dell’inchiesta) dell’hotel Mar Alimuri di Meta di Sorrento approfittarono di una turista inglese dopo averla drogata. Ieri pomeriggio, giovedì 12 dicembre, i giudici del Tribunale di Torre Annunziata (presidente Francesco Todisco) hanno recepito la tesi sostenuta dall’accusa ed hanno condannato le cinque persone sul banco degli imputati a complessivi 36 anni di reclusione per il reato di stupro di gruppo. Un verdetto che i parenti degli imputati hanno accolto tra le urla e proteste veementi, tanto che i giudici sono stati scortati fuori dall’aula dai carabinieri.

La pena più severa è stata disposta per Gennaro Davide Gargiulo (residente a Vico Equense): a lui sono stati inflitti 9 anni di reclusione. Otto anni di reclusione sono stati disposti per Antonio Miniero (di Meta di Sorrento) e per Fabio De Virgilio (di Torre del Greco). Sette anni di reclusione sono stati disposti per Ciro D’Antonio (di Massa Lubrense) e quattro anni per Raffaele Regio (residente a Portici). La tesi portata avanti dagli imputati era quella di un rapporto sessuale effettivamente consumatosi con quattro dei cinque imputati ma solo perché la turista era consenziente. Ma il dibattimento ha confermato quanto la procura della Repubblica di Torre Annunziata aveva contestato: non ci fu alcuna consensualità da parte della vittima; la turista inglese fu vittima di una trappola. Prima drogata e poi abusata. Abusata prima nella zona piscina da due imputati, e poi condotta nello spogliatoio dei dipendenti dove altri uomini approfittarono di lei.

Agli atti non solo le dichiarazioni della vittima, che in sede di incidente probatorio (tenutosi nell’ottobre dello scorso anno) confermò il contenuto della denuncia e le accuse rivolte ai singoli aggressori, ma anche alcuni video dei rapporti con la condanna che gli indagati si scambiarono nei giorni successivi su una chat di WhatsApp chiamata ‘Cattive abitudini’.

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Tutti gli imputati sono attualmente detenuti in regime di arresti domiciliari. Lo scorso 24 ottobre i giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale del Riesame di Napoli (presidente Pepe) disposero l’attenuazione della misura cautelare del carcere che era stato eseguita il 14 marzo.

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venerdì, 13 Dicembre 2019 - 10:22
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