Terrorismo, agente ucciso 35 anni fa: condanna all’ergastolo per Dante, svolta nelle indagini grazie alla tecnologia

Tribunale aula

C’è un colpevole per l’attentato terroristico che tra il 30 aprile e il primo maggio del 1985 provocò la morte di un agente della polizia stradale e il ferimento di un collega. A 35 anni di distanza dall’agguato sull’autostrada Roma-L’Aquila (a poca distanza dallo svincolo di Castel Madama), i giudici della prima sezione della Corte d’Assise di Roma hanno condannato all’ergastolo Fabrizio Dante, così aveva chiesto il pm Emilio Armenio. Secondo i giudici è lui uno dei componenti il commando che quella notte uccise l’agente della polizia stradale Giovanni Di Leonardo (aveva 34 anni), e ferì Pierluigi Turrigiani.

La Corte ha riconosciuto l’esistenza della finalità di terrorismo dietro un omicidio volontario che all’epoca ebbe una grande eco nell’opinione pubblica. Secondo la ricostruzione accusatoria, l’agguato – che fu rivendicato dai Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari) – sarebbe nato dalla volontà di impossessarsi delle armi degli agenti. La svolta nelle indagini è stata data dalla tecnologia investigativa più moderna rispetto a quel 1985: è stato così possibile comparare due impronte, una ritrovata sull’auto della polizia stradale quel giorno e una seconda risalente al 1989, prelevata in occasione di un arresto. Di lì si è arrivati alla chiusura del cerchio; e nel dicembre di due anni fa, l’inizio del processo.

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venerdì, 13 Dicembre 2019 - 17:34
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