La sfida per un ‘Rinascimento partenopeo’: professionisti uniti per rilanciare Napoli Guarino: «Serve un sindaco manager»

Guarino Riccardo avvocato
L'avvocato Riccardo Guarino, presidente dell'associazione 'Rinascimento partenopeo'
di Manuela Galletta

In una città rassegnata per la scarsa manutenzione che accomuna tanto le periferie quanto i suoi ‘salotti’, furiosa per il malfunzionamento dei trasporti pubblici e per il continuo riproporsi dei cumuli di immondizia in strada; in una città che sperava in un cambio di passo con l’arrivo a Palazzo San Giacomo di un sindaco fuori dal sistema tradizionale dei partiti e che si è ritrovata prigioniera di un debito pubblico lievitato vertiginosamente e di un’azione amministrativa deludente, c’è un gruppo di professionisti che ha deciso di mettere in campo le proprie competenze per provare a costruire un progetto utile a rilanciare una città palesemente agonizzante.

“Rinascimento Partenopeo” nasce nel 2018 dall’idea di un avvocato esperto di Diritto bancario, Riccardo Guarino, che ha scelto di restare nella sua Napoli – benché avesse la possibilità di trasferirsi a Milano o a Brescia dove pure la sua attività ha importanti ramificazioni – animato dalla volontà di cercare di cambiare le cose. In 12 mesi la rete dell’associazione si è allargata ed oggi abbraccia avvocati, sociologi, medici, imprenditori, tra i quali il ‘re’ delle cravatte Maurizio Marinella. Persone con idee politiche anche diverse tra loro ma con un obiettivo comune: lavorare nell’interesse della città. Un laboratorio trasversale che sta costruendo le fondamenta di «un progetto che vogliamo fare diventare realtà» e che, chissà, nel 2021 potrebbe rappresentare la novità di una campagna elettorale che si prospetta più incerta che mai per il futuro di Napoli.

Avvocato Guarino, come nasce l’idea di ‘Rinascimento Partenopeo’?
«Diversi anni fa ho vissuto a Milano e Brescia per ragioni lavorative. E lì, vivendo la quotidianità, mi è stata evidente la differenza che esiste tra queste città e Napoli in termini di infrastrutture, di modo di vivere, di vivibilità, sul piano delle occasioni di lavoro offerte al Nord e qui a Napoli. Lì mi è stato evidente che la mia città versa in uno stato di enorme difficoltà. Per questa ragione ho deciso non solo di tornare qui ma di rimboccarmi le maniche e fare qualcosa di concreto. Perché sino ad oggi per questa città si è fatto veramente poco e lo sfascio in cui versa è sotto gli occhi di tutti».

E’ una critica al sindaco de Magistris…
«Guardi, a me non interessa chi sia il sindaco e che storia abbia. La mia valutazione negativa si basa esclusivamente su ciò che da un punto di vista amministrativo si poteva fare per questa città e non è stato fatto. Il Comune di Napoli oggi è un’azienda fallita, i bilanci sono peggiorati, non è stato fatto niente per risanare i debiti ereditati e che invece sono aumentati. Tutte le partecipate di fatto sono fallite. E questo incide sulla città, sulla qualità della vita che si offre ai cittadini. Il problema è che in questi anni di amministrazione è mancata una visione programmatica».

Ci spieghi.
«Per me il sindaco non può essere un filosofo. Non può essere uno che crede nell’amore, ma deve essere una persona che abbia delle capacità manageriali di gestione dei propri collaboratori più stretti. E questo sindaco ha dimostrato di non avere saputo mettere le persone giuste al posto giusto. Le nomine vanno fatte tenendo conto di competenze, capacità. Altrimenti poi ‘l’azienda’ fallisce».

Eppure de Magistris è stato votato per 2 volte di seguito. Perché secondo lei?
«Io credo che la sua seconda elezione sia dipesa dal fatto che in questa città manchi una vera alternativa. La prima volta il suo successo è stata la conseguenza del rigetto verso il sistema tradizionale dei partiti. La città aveva bisogno di un volto nuovo, di una persona che desse fiducia. E lui ne ha beneficiato, anche perché il centrosinistra era dilaniato e fu travolto dallo scandalo delle primarie dei cinesi. La seconda in volta invece credo che la sua vittoria sia dipesa esclusivamente perché in questa città i partiti tradizionali non riescono ad esprimere alcun tipo di opposizione. In questi anni io non ho mai sentito una vera e costante battaglia dell’opposizione contro questa amministrazione. Guardate un po’ come è finita la questione della mozione di sfiducia arrivata in Consiglio comunale…»

In questo quadro si innesta ‘Rinascimento partenopeo’. Chi ne fa parte?
«Per concretizzare le idee, anche quelle migliori, c’è bisogno di unire le forze. E quindi io ho deciso di ragionare per ambiti, per settori strategici, prima di contattare persone che poi hanno aderito al progetto: ho individuato il settore dell’artigianato, dell’impresa, dei medici, ad esempio. In ciascuno di questi ambiti abbiamo dei riferimenti importanti».

Ci sono anche tanti avvocati.
«Io sollecito molto gli avvocati affinché siano parte attiva della società. Gli avvocati non solo hanno competenze e strumenti culturali importanti, ma sono anche quelli che, per mestiere, sono più vicini ai cittadini. L’avvocatura di Napoli è sempre stata un faro e il mio sogno è che torni a riappropriarsi di quel livello di rappresentanza che negli anni si è appannata. E’ insieme a tutte queste energie positive che stiamo lavorando alla nostra idea di città»

Qualcuna delle idee sul tappeto ha già preso forma?
«Sì.. Abbiamo portato l’educazione civica e ambientale nelle scuole..»

In che modo?
«Abbiamo deciso di donare alberi ad alcune scuole della città affidando agli alunni il compito di averne cura. E’ stato un piccolo gesto per insegnare loro il rispetto. Il rispetto dell’ambiente, l’avere cura di qualcosa… Ma stiamo lavorando anche su altro…».

Qualche anticipazione?
«Napoli ha bisogno di un piano strategico per rilanciare e fare rinascere il settore delle arti e dei mestieri. Questo è un settore sul quale ci stiamo confrontando e che riteniamo prioritario per potere fare sì che la città abbia qualcosa da offrire in termini di lavoro»

Anche il trasporto pubblico merita un’importante e urgente riflessione…
«Su questo tema siamo già a lavoro. Però bisogna chiarire una cosa: noi siamo dei comuni cittadini, non siamo pubblici amministratori. E dunque non possiamo materialmente risolvere alcun problema, ma solo analizzarlo e suggerire le possibili soluzioni. Quindi in questa fase noi procediamo da un punto di vista documentale ad analizzare il problema»

Che tipo di documenti?
«Le interruzioni del servizio della linea 1 della Metro sono ormai una costante. I bus non passano. Così ci siamo chiesti: cosa possiamo fare? E la prima risposta è stata quella di cercare di capire perché tutto questo accade; cosa significano le parole ‘guasti tecnici’ che troppo spesso vengono usate per giustificare il malfunzionamento della metro. Così abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti ad Anm, ma Anm ovviamente non ha risposto. E quindi ci siamo rivolti al Tar ed ora attendiamo l’udienza».

Come ci ha detto, avete un progetto che vuole diventare realtà. Significa che scenderete in campo nelle elezioni del 2021?
«Non ho una risposta credibile da dare. La politica dei proclami non mi piace. Mi piace la concretezza, potere dare risposte certe. E per ora l’unica certezza è che ‘Rinascimento partenopeo’ è un’associazione che sta cercando di portare avanti un progetto che speriamo diventi realtà. Oggi siamo un laboratorio di idee che mette insieme persone competenti che hanno delle idee, le mettono sul tavolo e insieme si discute su come elaborarle nell’interesse della città. Ma di qui ad un anno e mezzo gli scenari sono molti veloci e molto imprevedibili. Quindi, chissà…».

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lunedì, 16 Dicembre 2019 - 17:00
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