La foto della vergogna che ritraeva bendato e seduto con le manette uno dei ragazzi accusati dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega. E poi le bugie raccontate sulla pistola d’ordinanza Andrea Varriale, collega di Rega, avevano in realtà lasciato in caserma mentre stava svolgendo l’operazione in borghese finita nel sangue.
Due rivoli d’indagine scaturiti dall’inchiesta sulla morte del vicebrigadiere di Somma Vesuviana sono giunti a conclusione e la procura della Repubblica di Roma è adesso pronta chiedere il rinvio a giudizio degli indagati. Indagati che sono tutti carabinieri: oggi hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e avranno venti giorni di tempo per decidere se replicare alle contestazioni mediante un nuovo interrogatorio o il deposito di memorie difensive.
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Per il caso della foto della vergogna, la procura accusa due carabinieri ai quali vengono attribuite condotte diverse. Il carabiniere Fabio Manganaro è chiamato a difendersi dall’accusa di misura di rigore non consentita dalla legge per avere bendato, in un ufficio della caserma di via Selci, il giovane californiano Christian Gabriele Natale Hjorth, mentre al collega Silvio Pellegrini è contestato il reato di abuso d’ufficio e pubblicazione di immagine di persona privata della libertà per avere scattato la foto poi diffusa. La foto, in particolare, venne diffusa «su almeno due chat WhatsApp, delle quali una dal titolo ‘Reduci ex Secondigliano’ con 18 partecipanti». Da questa chat partirono altri ‘inoltro’ verso terzi soggetti e chat. La circolazione indiscriminata della foto, scrive la procura, ha arrecato al giovane statunitense «un danno ingiusto». Dall’avviso di chiusura indagini emerge inoltre che il carabiniere Pellegrini non avrebbe solo diramato la foto, ma avrebbe fornito anche «specifiche indicazioni sui primi risultati investigativi ottenuti (circa ad esempio il fatto che i ragazzi erano in ceca di cocaina) violando quindi i doveri inerenti alle funzioni o al servizio o comunque usando delle sua qualità. Rivelava a terzi notizie che dovevano rimanere segrete (tale essendo quella relativa alla individuazione di sospettati nel corso delle indagini polizia giudiziaria) e comunque agevolava la conoscenza».
E’ invece accusato di falso l’ex comandante dei carabinieri della stazione di Roma-piazza Farnese, Sandro Ottaiani: la procura gli contesta l’avere attestato falsamente che la notte dell’omicidio di Cerciello Rega, il collega di pattuglia Andrea Varriale gli aveva consegnato la pistola di ordinanza al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito.
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mercoledì, 18 Dicembre 2019 - 13:58
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