Si chiamava Caterina, aveva 30 anni e veniva da Vitulazio la soldatessa che ieri si è tolta la vita sparandosi al petto in un bagno della Metro Flaminio a Roma. La ragazza ha lasciato una lettera di quindici pagine, ma i motivi della decisione sono ancora ignoti: si scandaglia la sua vita, dal lavoro agli affetti, le risposte sono difficili da decifrare. Per chiarire del tutto la dinamica e le ragioni, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine contro ignoti per istigazione al suicidio. Un atto dovuto.
Caterina, che non era sposata e da cinque anni era in forza all’Esercito come volontaria in ferma prefissata, in servizio a Piacenza ed impiegata nell’operazione Strade Sicure, non è il primo militare a togliersi la vita. L’allarme lo lancia il Movimento Cinque Stelle attraverso i senatori della Commissione Difesa di Palazzo Madama che parlano di un «fenomeno tragico e inaccettabile che richiede provvedimenti immediati da parte della Difesa a tutela del benessere del personale impiegato in questa come in tutte le operazioni, in patria e all’estero. Una tematica da sempre al centro dell’azione politica del M5S che su questo ha condotto indagini conoscitive in Parlamento e proposto leggi sul sostegno psicologico militare».
Per il presidente della Commissione Difesa della Camera, Gianluca Rizzo, «di fronte a un dramma del genere l’unica cosa che come rappresentanti della politica abbiamo il dovere di fare è aumentare l’ascolto verso i nostri ragazzi e ragazze in divisa e, più in generale, nei confronti del disagio delle giovani generazioni per evitare che tragedie del genere si ripetano».
La deputata di Forza Italia, Elvira Savino, dopo aver espresso vicinanza alla famiglia della militare, ha aggiunto, attaccando il M5S: «Non si conoscono ancora i motivi che hanno portato la giovane militare a questo gesto estremo, si parla forse di ragioni sentimentali, – continua Savino – eppure il M5S, a pochi minuti dalla notizia della tragedia, non ha esitato a farne risalire la causa all’operazione Strade Sicure dell’Esercito Italiano, una strumentalizzazione che ci lascia davvero sdegnati».
Nei mesi scorsi la Commissione Difesa aveva già avviato un’indagine conoscitiva sulla condizione militare riguardo all’operazione ‘Strade sicure’. Il dibattito era stato infatti sollevato già dopo altri casi come quello dello scorso anno, quando a togliersi la vita era stato un caporal maggiore. Il giovane, proveniente dal primo Reggimento Granatieri di Sardegna, era entrato in un bagno di Palazzo Grazioli portando con sé la pistola d’ordinanza e poi si era sparato alla testa. Nei mesi precedenti lo stesso gesto era stato commesso da un bersagliere di 29 anni, di Taranto, nella stazione metro di Barberini a Roma e un altro Granatiere di stanza a Spoleto si era invece impiccato mentre era in licenza dopo il periodo di servizio nell’operazione. Una serie di suicidi che lo scorso anno indussero l’allora ministro della Difesa Elisabetta Trenta ad annunciare un piano per incrementare il sostegno psicologico al personale militare e facilitarne i ricongiungimenti familiari.
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mercoledì, 18 Dicembre 2019 - 09:36
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