Villa San Giovanni, corruzione al Comune: c’è anche un sospetto patto con la ‘ndrangheta per condizionare elezioni

di Manuela Galletta

Cene gratis in pizzeria e al ristorante. Oppure biglietti, omaggio ovviamente, per un ombrellone e due lettini durante un’intera stagione balneare. E, per finire, posti di lavoro per parenti e amici. Sono le contropartite che il sindaco e due funzionari del Comune di Villa San Giovanni (a Reggio Calabria) avrebbero ottenuto in cambio dell’asservimento delle loro funzioni.

Lo spaccato di corruzione è racchiuso nelle oltre 500 pagine di ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Valentina Fabiana spiccata a corollario dell’inchiesta ‘Cenide’. Due i destinatari di una misura cautelare in carcere: il responsabile del settore urbanistico del Comune Francesco Sincero Antonio Morabito; il funzionario, in pensione, Giancarlo Trunfio. Nove persone sono state poste ai domiciliari: tra queste il sindaco Giovanni Siclari; Calogero Famiani e Antonino Repaci, rispettivamente proprietario e amministratore della ‘Caronte & Tourist’ (la compagnia di navigazione privata che offre i collegamenti marittimi veloci tra Villa San Giovanni e Messina); il figlio di Morabito, Giovanni Marco, di professione ingegnere; Vincenzo Bertuca, titolare della Cooperativa Pandora e legato da rapporti di parentela con esponenti di vertice dell’omonima ‘ndrina, per il quale la procura aveva chiesto il carcere. Disposta infine la misura interdittiva per 5 imprenditori e un ingegnere. Altre 25 persone sono indagate a piede libero. (I nomi degli indagati nel servizio: «Villa San Giovanni: assunzioni e favori per ottenere appalti, coinvolti dipendenti comunali ed imprenditori | I nomi»)

Il sospetto di collusioni con la ‘ndrangheta
I reati contestati a vario titolo, e per i quali è stato spiccato il provvedimento, sono numerosi e vanno sotto la voce di corruzione, falso, turbativa d’asta, violazione della normativa sugli abusi edilizi. Ma sullo sfondo aleggia una storia di possibile collusione con la ‘ndrangheta per la quale la procura aveva pure chiesto l’arresto. La storia ruota attorno alla figura del dirigente Morabito, al quale i pm contestano l’accusa di concorso esterno associazione di stampo mafioso ritenendo che l’uomo, in occasione di competizioni elettorali comunali e provinciali, abbia stipulato un patto con le ‘ndrine per raccogliere voti in favore di determinati candidati, assicurando in cambio «l’aggiudicazione di appalti e il conferimento di incarichi pubblici, la risoluzione di problematiche di vario genere presso la pubblica amministrazione, la positiva definizione di contenziosi amministrativi, il rilascio di titoli abilitativi edilizi, l’omissione di provvedimenti finalizzati alla demolizione di manufatti abusivi». Uno spaccato a tinte fosche, che però non ha convinto appieno il gip che sul punto ha respinto la richiesta di arresto spiegando che allo stato non «risulta grave il compendio indiziario raccolto».

I piaceri alla ‘Caronte & Tourist’ e il prezzo della corruzione
Per il gip, invece, emergono certezze circa l’accordo corruttivo stipulato da Morabito e l’altro (ex) dirigente Trunfio con i vertici della Caronte & Tourist per assicurare a questi ultimi la riorganizzazione dell’area ‘villa Agip’ di villa San Giovanni (adibita a polmone di stoccaggio e biglietteria per gli automezzi diretti in Sicilia): i lavori consistevano nella riqualificazione dell’area, nella riorganizzazione della viabilità, nella realizzazione di nuovo impianto di biglietteria e connessa automazione (tramite asfaltatura e risagomatura della strada, rifacimento di cordoli e marciapiede, installazione di nuove barriere automatizzate, di pali e portali, sistemazione dei parcheggi, nonché collocazione di struttura metalliche prefabbricate adibite a biglietteria). Ebbene, secondo le risultanze investigative (l’indagine è stata coordinata dai carabinieri di Reggio Calabria), la Caronte & Tourist avrebbe ottenuto il via libera senza che mai alcuna verifica preliminare sia stata fatta. Non solo: il nulla osta sarebbe arrivato a seguito di buona parte dei lavori già compiuti, circostanza che era a conoscenze dei due dipendenti. Così come era a conoscenza il fatto che parte delle opere abusive erano state realizzate su aree di proprietà dell’Anas. Vi è di più: Trunfio, per coprire la procedura illecita, avrebbe anche mentito all’assessore competente che chiese chiarimenti sulle verifiche effettuati, rispondendo per iscritto che i lavori erano stati autorizzati dopo rigorose verifiche. In cambio a Trunfio venne promessa l’assunzione del figlio a tempo indeterminato.

La posizione del sindaco Giovanni Siclari
In questo stesso spaccato si inserisce la vicenda corruttiva che è sfociata negli arresti domiciliari per il sindaco Giovanni Siclari. Il reato è contestato in concorso con Repaci. Secondo l’accusa il primo cittadino, nella seduta del Consiglio comunale dell’11 settembre dello scorso anno, avrebbe silenziato un consigliere di minoranza che chiedeva la sospensione dei lavori nella ‘Villa Agip’ per procedere a delle verifiche. In cambio, osservano gli inquirenti, il primo cittadino avrebbe ottenuto l’assunzione a tempo indeterminato presso la Caronte & Tourist di due persone, una delle quali figlio di un consigliere comunale del quale il sindaco volevano assicurarsi l’appoggio. Inoltre Repaci avrebbe promesso l’erogazione al Comune di 8 mila euro per l’organizzazione di manifestazioni culturali, sportive, ricreative e turistiche. Più articolata, infine, la parte dell’inchiesta che riguarda Morabito (al quale sarà dedicato un altro articolo di approfondimento): il dipendente comunale avrebbe in più occasioni aiutato piccole imprese ad eludere normative in materia di abusi edilizi ottenendo, secondo la procura, piccole ricompense: cene in pizzeria gratis per lui e la moglie, biglietti omaggio al lido durante una stagione balneare, un lavoro per il figlio.

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mercoledì, 18 Dicembre 2019 - 10:33
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