Capire se la ‘ndrangheta ha avuto un ruolo determinante nelle elezioni regionali del 26 marzo anche in relazione ad altri candidati. L’inchiesta che stamattina ha stravolto la Regione Piemonte portando all’arresto anche dell’assessore Roberto Rosso (che ha già rassegnato le dimissioni) prosegue ore per accertare eventuali altri commistioni. Le verifiche sono doverose perché dagli atti dell’inchiesta sono emersi spunti che devono essere approfonditi.
Il presunto boss Onofrio Garcea, anche lui arrestato stamattina, si sarebbe «interessato» anche alla candidatura di Domenico Garcea, 43 anni, iscritto a Forza Italia e consigliere della VI circoscrizione a Torino. Garcea raccolse 771 voti. Il passaggio emerge tra le pieghe dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere a firma del gip Giulio Corato. L’ordinanza cita un episodio in cui un altro degli arrestati, Francesco Viterbo, riferisce a Onofrio Garcea di avere incontrato a Nichelino il 24 febbraio 2019 «quattro o cinque onorevoli di Forza Italia», e, in particolare, di avere parlato con «Napoli e Bertoncino», con i quali si è discusso di «dover prendere il paese in mano» facendo riferimento alle elezioni comunali a San Gillio (Torino) e anche al fatto che «i lavori del Tav a Chiomonte devono proseguire».
Secondo il giudice «non può non evidenziarsi il generale interesse della ‘ndrina per la politica, interesse che appare costantemente illuminato da una precisa volontà di rapido tornaconto».
venerdì, 20 Dicembre 2019 - 17:28
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