Il casus belli delle concessioni autostradali. Una riforma unilaterale (sebbene con la formula ‘salvo intese’), e secondo alcuni ai limiti della incostituzionalità, è stata introdotta dal Governo attraverso lo strumento di fine anno del Milleproroghe, decisione che spacca l’esecutivo di Giuseppe Conte, con Italia Viva che fa mettere il proprio dissenso ‘a verbale’ durante un infuocato confronto in Consiglio dei Ministri, ma che scatena anche le reazioni indignate di Aiscat, Autostrade e Confindustria. Vediamo nel dettaglio che cosa prevede il contestato articolo 33 del provvedimento.
Il testo della norma prevede che se il concessionario è inadempiente e questo provoca lo stop della concessione, al concessionario spetterà un ‘rimborso’ pari al «valore delle opere realizzate al netto degli ammortamenti», ma a questo ammontare deve essere «detratto quanto il concessionario è tenuto a pagare per il risarcimento dei danni derivati dal suo inadempimento».
E’ un passaggio dell’articolo 33 che è osteggiato dalla associazione delle società concessionarie di autostrade e trafori (Aiscat) che parlano di «gravissima lesione». Il problema, sottolineato in piena discussione da Italia Viva, è che interpretando l’articolo si adombri la possibilità che Autostrade debba pagare per la tragedia del Ponte Morandi al netto delle penali che deve pagare lo Stato.
Al 33, si aggiunge un altro articolo che congela i pedaggi autostradali, che non aumenteranno fino al luglio 2020 e che prevede che quanto previsto dal Milleproroghe sia «inserito di diritto nei contratti e nelle concessioni autostradali, anche in quelli già in corso di esecuzione». La norma prevede anche che «in caso di revoca, di decadenza o di risoluzione di concessioni di strade o di autostrade», in attesa della gara per il nuovo affidamento, l’Anas possa assumerne la gestione.
Questi articoli sono stati salutati con soddisfazione dai Cinque Stelle. Luigi Di Maio parla di una «battaglia di civiltà» e va giù duro contro Autostrade: «Che sia chiaro: bisogna avviare un percorso che ci porti alla revoca delle concessioni autostradali. Non dimentichiamoci che questa gente si è arricchita con i soldi dei cittadini, dimenticandosi però di fare manutenzione a ponti e strade. Per noi questa è una battaglia di civiltà, perché serve giustizia per le vittime del ponte Morandi. E chi si oppone a tutto questo di sicuro non fa il bene del Paese». Confindustria reagisce parlando di «rischio per la credibilità del Paese».
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lunedì, 23 Dicembre 2019 - 09:50
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