Pronti allo sciopero, che da parte della Tirrenia non sono arrivate le risposte che i sindacati attendevano in merito alla decisione dell’azienda di chiudere gli uffici amministrativi di Napoli e Cagliari e di obbligare i dipendenti al trasferimento presso tre sedi al nord (Milano, Livorno e Portoferraio).
E’ un fine anno di tensione e di protesta nei capoluoghi napoletano e sardo. L’Usb si dice pronto allo sciopero dal momento che l’incontro tenutosi il 23 dicembre al ministero del Lavoro tra una delegazione di Tirrenia CIN e USB nazionale Mare e Porti alla presenza della Direzione generale dei rapporti di lavoro del Ministero, non ha dato i frutti sperati. «Purtroppo – si legge in una nota dell’Usb – Tirrenia CIN ha confermato la medesima storiella: la chiusura degli uffici amministrativi è solo una riorganizzazione necessaria per “evitare doppioni”, che tale scelta non produce esuberi dato che il personale sarà ricollocato a Livorno, Portoferraio o Milano mentre la proroga della continuità marittima è necessaria per confermare l’attuale operativo e gli organici». Già, gli organici. Il timore è che si possa profilare anche un problema di esuberi di circa 1000 posti di lavoro.
«A noi sembra – dice il sindacato – che continuino a sottovalutare pesantemente la situazione in atto. Rimane forte l’impressione di una compagnia che non investe a sufficienza per preparare il futuro». L’esito dell’incontro, secondo Usb, «conferma le nostre convinzioni che debba essere avviata la vera e propria vertenza per il futuro dei lavoratori Tirrenia Cin, dal primo all’ultimo nessuno escluso, con tutti i mezzi a disposizione della nostra Organizzazione Sindacale». E per questo «valuteremo insieme alle strutture aziendali e ai lavoratori come procedere all’indizione del primo sciopero della vertenza. USB non rimarrà a guardare o aspettare che la situazione precipiti».
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giovedì, 26 Dicembre 2019 - 14:27
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