«Governo poco coraggioso su università e scuola». Lorenzo Fioramonti, ministro all’Istruzione dimessosi ieri, spiega le ragioni dell’addio all’incarico a tre mesi dal varo del Conte bis. Una scelta che era nell’aria, formalizzatasi il giorno di Natale e spiegata 24 ore dopo con un post sulla sua pagina Facebook.
«Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note – scrive Fioramonti – ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza» ma «sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella “linea di galleggiamento” finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca».
«Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca – continua l’ex ministro – eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica». «Alcuni mi hanno criticato per non aver rimesso il mio mandato prima, visto che le risorse era improbabile che si trovassero. Ma io ho sempre chiarito che avrei lottato per ogni euro in più fino all’ultimo, tirando le somme solo dopo l’approvazione della Legge di Bilancio».
Nel bilancio dei tre mesi da titolare di dicastero, Fioramonti mette però anche segni positivi: «Lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo)».
Nessun accenno alla volontà, filtrata da più ambienti, di lasciare il Movimento Cinque Stelle. Ma anche per questa decisione, si tratterebbe di attendere pochi giorni.
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giovedì, 26 Dicembre 2019 - 10:55
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