Caso Gregoretti, Salvini chiama in causa anche Bonafede e Di Maio: depositate 30 pagine di memoria difensiva

Matteo Salvini
L'ex ministro degli Interni Matteo Salvini (foto Kontrolab)

Matteo Salvini va all’attacco sul caso Gregoretti e in trenta pagine di memoria difensiva punta l’indice contro Palazzo Chigi, il premier Conte, e chiama in causa pure Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio. L’obiettivo è chiaro: dimostrare che il blocco in mare della nave Gregoretti (che aveva salvato 131 migranti e che fu fatta sbarcare dopo 3 giorni in mare) non fu una decisione presa esclusivamente dal ministero dell’Interno all’epoca da lui guidato ma fu una decisione ‘collegiale’, ragione per la quale per non è possibile imputargli alcuna responsabilità. L’ex responsabile del Viminale ripercorre minuziosamente tutti gli avvenimenti che hanno preceduto lo sbarco degli immigrati dalla Gregoretti, sottolineando il ruolo attivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri anche per coinvolgere i Paesi europei nella redistribuzione. In particolare, come documentato da una mail allegata alla memoria, la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva investito della questione alcuni Stati membri: Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda.

«Migranti, tema attinente con la sicurezza della Repubblica»
Nella sua memoria difensiva sul caso Gregoretti, Matteo Salvini sottolinea che la questione dei flussi migratori ha «una evidente attinenza con la sicurezza, l’ordine pubblico e la sicurezza della Repubblica» e a conferma, ricorda che «la questione ha costituito oggetto specifico della mia audizione del 21 movente 2018 – scrive nel documento da lui firmato il 28 dicembre scorso – davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, nel corso della quale sono state illustrate le attività finalizzate a porre in essere misure di contrasto e prevenzione dei fenomeni di terrorismo proprio attraverso il controllo dei flussi di migranti».

Il ruolo di Conte
Salvini aggiunge poi che «l’azione attuativa dell’indirizzo governativo in materia di immigrazione è stata rimarcata anche dal premier Giuseppe Conte nella sua informativa al Senato del 12 settembre 2018 sull’analogo caso della nave Diciotti» in cui – scrive il leader leghista – Conte «ha rilevato la sussistenza di un preminente interesse pubblico, rappresentato dalla salvaguardia dell’ordine e della sicurezza che sarebbero messi a repentaglio da un incontrollato accesso di migranti nel territorio dello Stato». In allegato, vengono riportate le copie di otto mail scritte fra il 26 luglio e il 2 agosto 2019 da dirigenti del ministero degli Esteri e dell’Interno (come si deduce dagli indirizzi mail) e rivolte ai rappresentanti di alcuni Stati membri Ue, per informarli sull’andamento della trattativa per la redistribuzione dei migranti a bordo della nave Gregoretti. In più, ci sono il punto 13 del contratto di governo M5s-Lega dedicato ai rimpatri dei migranti e due agenzie stampa di dichiarazioni.

Salvini chiama in causa Bonafede e Di Maio
A riprova del fatto che le strategia sul tema dei migranti fossero condivise anche da altri esponenti di governo, Salvini cita le dichiarazioni del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (che era nello stesso ruolo anche all’epoca dei fatti) fatte la sera del 30 luglio 2019 alla trasmissione ‘In onda’ e riportate da un’agenzia stampa dal titolo «Migranti, Bonafede: Gregoretti? Europa deve farsi carico del problema». Cita inoltre le dichiarazioni dell’ex vicepremier Luigi Di Maio riportate da un’agenzia stampa il 31 maggio 2019, secondo cui «l’Italia non può sopportare nuovi arrivi di migranti, quei migranti devono andare in Europa». Il richiamo a queste dichiarazioni non è causale. Quando infatti il Tribunale dei ministri di Catania ha inoltrato la richiesta di autorizzazione a procedere, Di Maio aveva dichiarato che i Cinque Stelle avrebbero valutato la possibilità di dare il via libera alla richiesta, sollevando l’ira di Salvini che nella circostanza aveva definito Di Maio «un piccolo uomo».

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«Decisioni collegiali»
Che le decisioni fossero collegiali, Salvini lo ricorda citando un altro episodio: «Un accordo per l’accoglienza era stato raggiunto anche con la Cei (…) È dunque evidente come fosse il Governo, in modo collegiale, a gestire tale attività». Per il leader della Lega «emerge ancora una volta che in linea con la prassi consolidata, la gestione dei migranti non rappresentava l’espressione della volontà autonomia e solitaria del ministero dell’Interno, bensì un’iniziativa del governo italiano coerente con la politica relativa ai flussi migratori, definita anche nel contratto di governo, che non può essere svilita come mera posizione politica avulsa dalla complessiva strategia dell’esecutivo».

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venerdì, 3 Gennaio 2020 - 16:43
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