Una fuga. Una fuga da un Movimento che sempre più spesso viene accusato dai suoi militanti di avere perso la propria identità e il proprio carattere di collegialità. I Cinque Stelle perdono altri due pezzi: i deputati Nunzio Angiola e Gianluca Rospi hanno annunciato oggi in Aula alla Camera l’uscita dal cerchio pentastellato, aderendo al Gruppo Misto dove nelle scorse settimane è confluito il dimissionario Lorenzo Fioramonti.
«Non è più tollerabile una gestione verticistica e oligarchica del Gruppo parlamentare con il risultato che ristrette minoranze decidono per la maggioranza», ha commentato Rospi (presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Matera), che ha voluto però precisare che la sua scelta «non è da ritenersi attinente a quella di altri colleghi che in questi giorni stanno lasciando il movimento». Tra le motivazioni che hanno spinto Rospi ad allontanarsi dal Movimento vi è anche la non condivisione della manovra di bilancio. «Il M5S non vuole più dialogare, con la base che si limita a veicolare le scelte prese dall’alto senza più essere portatrice di proposte – ha aggiunto Rospi – Lasciatemi dire anche che oggi ho l’impressione che nel Nostro Paese ci sia un atteggiamento passivo nei confronti del presente; un atteggiamento in grado di sgretolare uno dei pilastri del nostro stare insieme e del nostro modo di guardare al futuro. È come se si pretendesse di avere diritto a un domani migliore senza essere consapevoli che bisogna saperlo conquistare, costruendolo insieme e da protagonisti, convinti che i legami che hanno senso, riprendendo le parole di Silvia Vegetti Finzi, non limitano l’io ma gli danno forza e significato».
La Legge di Bilancio è stato la molla che ha fatto esplodere il malcontento anche di Nunzio Angiola, docente ordinario di Economia all’Università di Foggia. Il deputato, infatti, non ha votato la manovra, affidando a Facebook la propria delusione per il voto di fiducia posto alla legge di Bilancio e per la considerazione che è stata rivolta ad emendamenti che ha presentato al Senato. «I miei emendamenti trasmessi sono stati “bruciati” al Senato, in un andirivieni di scremature, sottoscremature, stralci, accantonamenti, mediazioni, compromessi e sintesi notturne. Il tutto senza che io abbia potuto interagire, chiarire e spiegare, senza che abbia potuto proferire parola. Non poterne discutere alla Camera è per me un fallimento totale. Io devo e voglio fare le mie battaglie, sui temi su cui possiedo una speciale sensibilità, e le voglio vincere», ha scritto Angiola su Facebook il 16 dicembre. E in quel post anticipò anche le sue intenzioni: «Lo dico ora e spero sia chiaro: se non mi viene data la possibilità di svolgere al meglio il mio mandato elettorale, me ne torno all’università. C’è il mondo fuori dal Parlamento!». Detto e fatto.
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venerdì, 3 Gennaio 2020 - 15:23
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