Era la mattina dell’11 luglio 2018 quando Pasquale Battaglia, 75 anni, rimase schiacciato dal crollo di alcuni panelli in una falegnameria di Casavatore dove si era recato per fornire le misure di alcune porte di casa da ristrutturare. Per stabilire se e di chi furono le responsabilità di quel drammatico incidente, ci sarà un processo. Il giudice per le indagini preliminari Erminio Paone del Tribunale di Napoli Nord ha infatti accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero Antonio Vergara ed ha disposto il processo per le tre persone sul banco degli imputati (Gaetanina Cecere, Giuseppe Tarantino e Luigi Tarantino). L’accusa per tutti è di omicidio colposo. Il dibattimento prenderà il via il 12 maggio dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Napoli Nord. Nel procedimento si sono costituiti parte civile i parenti di Battaglia, assistiti dallo Studio3A.
Secondo l’accusa, Battaglia stava percorrendo il locale adibito a deposito e stava attraversando un corridoio centrale delimitato da pile di pannelli di legno riposti in parallelo, a destra e sinistra. Uno dei panelli venne però urtato da un carrello elevatore in quel momento guidato da Luigi Tarantino: questo determinò – secondo la ricostruzione della procura – un effetto domino provocando la caduta di venti pannelli che precipitarono addosso al 75enne. Battaglia morì sotto gli occhi della moglie, che si era recata con lui in falegnameria.
Diversi sono i profili di responsabilità che la procura ha evidenziato per ciascun imputato. Ai proprietari della falegnameria, Gaetanina Cecere e Giuseppe Tarantino, la procura contesta anzitutto di non avere dotato il locale di «idonei percorsi di delimitazione tra le aree di transito pedonale, quelle carrabili e le zone di deposito/stoccaggio»; contesta che «la pavimentazione risultava in più punti disconnessa e mancava idonea segnaletica sia di sicurezza sia indicativa, quali divieti di accesso ai depositi e alle zone di lavorazione a persone non non autorizzate»; contesta che «le scaffalature presenti nella ditta risultavano auto-costruite e non possedevano certificazioni e indicazioni di carico». E contesta anche, in relazione all’utilizzo del ‘muletto’ di non avere fornito l’«addestramento adeguato» a chi era chiamato a guidato. A Luigi Tarantino, invece, il pm contesta di avere condotto il mezzo pur «essendo sprovvisto di adeguata formazione in merito» e di avere omesso di «utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, i mezzi di trasporto e i dispostivi di sicurezza».
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sabato, 11 Gennaio 2020 - 18:15
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