Sarà corsa a due per la guida della procura di Torre Annunziata, che dal marzo del 2019 è retta, con funzioni di vicario, dal procuratore aggiunto da Pierpaolo Filippelli.
Esaminate le candidature per il posto che sino a un anno fa è stato occupato dal procuratore Alessandro Pennasilico, andato in pensione, la quinta Commissione del Consiglio superiore della magistratura – competente per gli incarichi direttivi – ha votato per due candidati (la decisione è del 9 gennaio), rimettendo la decisione finale al plenum del Csm. In corsa vi sono due attuali procuratori aggiunti di Napoli, Nunzio Fragliasso e Luigi Frunzio. E proprio Fragliasso sembra essere il favorito: in Commissione hanno votato per lui cinque consiglieri, mentre una sola preferenza è stata espressa per Frunzio.
Sia Frunzio che Fragliasso hanno una lunga carriera in magistratura, con esperienza da pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Frunzio, attualmente, è coordinatore di una delle tre ‘aree’ della Dda di Napoli: a lui è affidata la guida del pool che si occupa delle inchieste sui Casalesi. Da pochi mesi, invece, Fragliasso ha terminato l’incarico di procuratore aggiunto: magistrato di lungo corso, Fragliasso ha anche diretto la procura di Napoli, come facente funzioni, nel lasso di tempo intercorso tra il pensionamento del procuratore Giovanni Colangelo e la nomina dell’attuale procuratore Giovanni Melillo. Proprio durante la reggenza dell’ufficio, Fragliasso si è trovato a gestire gli strascichi del caso Consip, inchiesta nata a Napoli e poi passata per competenza a Roma. Nelle settimane tempestose di polemiche che hanno investito il pm Henry John Woodcoock, tra i titolari del caso, Fragliasso diede ordine ai sostituti di non rilasciare interviste alla stampa. Un ordine però non rispettato dal pm Woodcoock, che ebbe un colloquio con la giornalista Liliana Milella di Repubblica, dal quale scaturì un articolo sulla linea ‘difensiva’ di Woodcock.
Un’intervista mascherata, che è costatata al pm Woodcock la sanzione della censura all’esito di un procedimento disciplinare aperto dal Csm. A fine novembre i giudici delle sezioni unite civili della Cassazione hanno parzialmente accolto il ricorso presentato dal magistrato ed hanno nuovamente rimesso gli atti al ‘tribunale delle toghe’ di Palazzo dei Marescialli per una nuova valutazione ritenendo che il verdetto della ‘sanzione’ difettasse di motivazione relativamente al requisito della ‘scarsa rilevanza’ del fatto.
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lunedì, 13 Gennaio 2020 - 17:55
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