Prima che i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Napoli si ritirasse in camera di consiglio, Ciro Guarente – ex dipendente della Marina Militare – ha chiesto la parola e ha chiesto nuovamente scusa alla famiglia di Vincenzo Guerriero, il ragazzo a cui ha strappato la vita. Una dichiarazione con la quale Guarente sperava di rafforzare la richiesta di sconto di pena che il suo difensore, Dario Cuomo, aveva sollecitato durante la discussione. Ma i giudici hanno deciso di confermare la sentenza di primo grado e la conferma significa condanna all’ergastolo per Ciro Guarente, con tanto di isolamento diurno.
Si chiude così il processo di secondo grado su una storia che sollevò molto scalpore per le modalità del delitto. Vincenzo Ruggiero, 25 anni di Parete, fu ucciso in un’abitazione ad Aversa nel 2017 e poi ritrovato fatto a pezzi di un garage in via Scarpetta a Ponticelli. Ruggiero si era allontanato dalla sua famiglia perché essa non aveva accettato la sua omosessualità e aveva trovato riparo a casa di Heven Grimaldi, la trans di origine polacca con la quale Guarente aveva avuto una relazione. L’amicizia tra Ruggiero ed Heven non fu però accettata da Guarente che maturò l’idea di uccidere il 25enne. Il delitto si consumò proprio nell’appartamento di Heven, Guarente approfitto di una lunga assenza della ragazza per agire.
Dopo avere ucciso il 25enne con un colpo di pistola, Guarente caricò in auto il corpo di Vincenzo e si recò in un garage a Ponticelli, dove vive la sua famiglia. Proprio nel garage dell’orrore le forze dell’ordine trovarono il corpo fatto a pezzi di Vincenzo: «Il corpo fu tranciato di netto con una accetta. Il braccio destro amputato e alcune dita della mano sinistra. Il busto fu tagliato longitudinalmente lungo lo sterno. Il cadavere così sezionato fu posto in un armadio vuoto nel box di Ponticelli», ricostruirono gli inquirenti. La testa di Ruggiero non è mai stata ritrovata. Guarente, come se non bastasse, riempì d’acido il cadavere, dopo alcuni giorno tornò con l’intento di murare ciò che era rimasto.
Un omicidio brutale per il quale vi sono, per ora, due colpevoli. Guarente è stato condannato sia in primo che in secondo grado come esecutore del delitto. Ma nel maggio dello scorso i giudici della seconda sezione della Corte d’Assise di Napoli (presidente Barbarano) hanno condannato all’ergastolo anche Francesco De Turris, 51enne di Ponticelli, riconoscendolo colpevole di avere fornito a Guarente l’arma usata per il delitto, consapevole delle intenzioni dell’assassino. All’identificazione di Francesco De Turris e forze dell’ordine arrivano grazie a numerose telefonate intercorse tra lui e Guarante. Dopo avere commesso l’omicidio, Guarente avrebbe riconsegnato la pistola a De Turris, il quale l’avrebbe poi smontata e avrebbe buttato i pezzi in un cassonetto della spazzatura.
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giovedì, 16 Gennaio 2020 - 15:31
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