Violenze contro i familiari di un pentito per far rivelare la località protetta in cui si trovava. Questa una delle accuse che sostanzia la misura cautelare disposta dalla Dda nei confronti di quattro presunti affiliati al clan Contini arrestati dai carabinieri all’alba. Gli arrestati sono Alfredo De Feo, 51 anni, Nicola Botta, 41 anni, Massimo Fiorentino, 42 anni e Giovanni Rubino, 69 anni, tutti di Napoli. Sono indagati, a vario titolo, per violenza privata, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, intralcio alla giustizia ed estorsione, tutti delitti aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini, coordinate dalla Dda e dalla procura di Napoli, hanno riguardato il periodo che va dal 2012 al 2018 ed hanno consentito agli inquirenti di portare alla luce anche alcuni inquietanti episodi come le minacce e le violenze nei confronti dei familiari di un collaboratore di giustizia per scoprire la località protetta dove si trovava, influenzare e far ritrattare la sua collaborazione in modo da salvaguardare gli interessi del clan.
Tra le accuse, anche quelle relative a estorsioni perpetrate nei confronti di imprenditori, impresari, distributori di benzina. Gli uomini del clan, secondo gli inquirenti, si sarebbero in particolare accaniti contro cinque vittime. Come il cittadino costretto a versare ad acquistare effetti cambiari da corrispondere periodicamente al fine di non essere «mandato all’ospedale». Nel novero dei bersagli del sodalizio anche un imprenditore costretto a pagare 13.000 euro mensili a titolo di ‘pizzo’ per poter continuare a svolgere la propria attività imprenditoriale, obbligando infine la vittima a chiudere la propria attività, a cedere le apparecchiature delle società e a versare un’ultima quota al sodalizio per il ritardo nei pagamenti. C’è poi la storia dell’impresario di slot machines e videopoker costretto a pagare migliaia di euro a scadenze mensili come pizzo per poter continuare a svolgere la propria attività imprenditoriale, arrivando infine ad obbligare un suo fornitore a versare la quota per conto dell’estorto. Le violenze e le minacce hanno riguardato anche il titolare di un distributore di carburanti, che ha versato 10mila euro e infine la famiglia del collaboratore di giustizia che infine ha dovuto lasciare la propria abitazione cedendola ad affiliati del clan Contini.
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giovedì, 30 Gennaio 2020 - 08:54
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