Quando il giudice per le indagini preliminari Barbara del Pizzo del Tribunale di Napoli Nord pronuncia la parola «ergastolo», la mamma di Norina Matuozzo scoppia a piangere. E’ un pianto liberatorio. E’ il pianto di una donna che si è vista portare via la figlia quasi davanti ai suoi occhi. E’ il pianto di una signora anziana che per proteggere i suoi nipotini ha dovuto stravolgere la sua vita: lei e il marito hanno dovuto aderire al programma di protezione (che viene esteso ai parenti di un pentito), sono andati via da Melito con la conseguenza di doversi allontanare dagli altri figli, dagli altri nipotini. Il padre di Norina ha dovuto anche rinunciare al lavoro. Tutto per evitare che i due bambini rimasti senza mamma venissero affidati ai nonni paterni o a una casa famiglia. Tutto per cercare di stare vicini a quei due bambini ai quali il padre, Salvatore Tamburrino, ha inferto una sofferenza inimmaginabile.
Intorno alle 16.30 di oggi pomeriggio Tamburrino, ormai ex braccio destro del boss Marco Di Lauro, è stato condannato alla pena dell’ergastolo per l’omicidio della 33enne Norina Matuozzo, sua moglie. Niente attenuanti, nessuna aggravante cancellata come chiedeva la difesa: il gip Barbara Del Pizzo, all’esito del giudizio con rito abbreviato, ha disposto il massimo della pena per Tamburrino, che anche stamattina ha provato a giustificarsi, a sminuire la sua condotta dicendo che non voleva uccidere a Norina, a ribadire di amare sua moglie pur ammettendo di averla picchiata in passato. Il gip ha anche disposto l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e la decadenza della potestà genitoriale; disposta una provvisionale (una sorta di anticipo sul risarcimento danni) in favore dei genitori di Norina (rappresentati dall’avvocato Giuseppe Scafuro), mentre sarà stabilito in separata sede il risarcimento per l’associazione ‘Al Posto tuo’ rappresentata dall’avvocato Loredana Gemelli. Respinte le richieste della difesa che aveva chiesto non solo le attenuanti, ma anche la cancellazione delle aggravanti della premeditazione e dei maltrattamenti.
Per Tamburrino non ci sono stati trattamenti di favore. Né ha pesato il suo essere diventato collaboratore di giustizia, circostanza che la difesa aveva anche cercato di introdurre nel corso della discussione. Il pentimento di Tamburrino sarà, semmai, valutato in altri procedimenti. In questa storia la valutazione si è ancora alla sua condotta. Si è ancorato all’aggressione ai danni di Norina che è avvenuta in casa dei genitori della donna, dove lei si era trasferita dopo la decisione di lasciare il marito. Tamburrino si recò a casa dei suoceri chiedendo di parlare con Norina, poi le chiese di spostarsi in una stanza per parlare da soli e lì e le sparò, mentre la mamma di Norina era in casa. Quindi Tamburrino si diede alla fuga, salvo poi costituirsi e diventare collaboratore di giustizia forse nel tentativo di evitare il carcere che lo attendeva per l’omicidio della moglie. Per accreditarsi come pentito, Tamburrino consegnò agli inquirenti un’informazione tanto attesa: rivelò il nascondiglio del boss Marco Di Lauro, consentendo a polizia e carabinieri di catturare la ‘prima rossa’ di Secondigliano dopo quasi 14 anni di latitanza.
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lunedì, 3 Febbraio 2020 - 17:32
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